Politica
Critiche internazionali alla legge israeliana contro l'UNRWA: rischio per diritti e stabilità
La recente decisione del parlamento israeliano di dichiarare illegale l'operato dell'UNRWA nei territori sotto il controllo di Israele ha suscitato ampie critiche internazionali.
Questa mossa, secondo molteplici governi occidentali e istituzioni, mina le basi del diritto internazionale e potrebbe avere gravi conseguenze umanitarie, in particolare a Gaza, Gerusalemme Est e Cisgiordania.
Josep Borrell, rappresentante dell'Unione Europea, ha condannato la legge come una violazione del diritto internazionale, sottolineando l'importanza vitale dei servizi che l'UNRWA offre ai rifugiati palestinesi dal 1949.
Il Regno Unito e altri Paesi hanno espresso preoccupazione per il rischio di peggiorare la già critica situazione umanitaria e mettere in pericolo i servizi essenziali per la sopravvivenza della popolazione palestinese. Anche l'UNICEF ha criticato duramente la mossa israeliana, definendola un'ulteriore minaccia per i bambini palestinesi, la cui sicurezza e salute sono strettamente legate ai servizi dell'UNRWA.
Una popolazione quella israeliana che nel corso di numerosi periodi storici è stata perseguitata dovrebbe capire il valore e l'importanza di tutelare i diritti umani in caso di guerra.
O forse la tutela vale solo per alcune popolazioni e per altre no? Il diritto internazionale non dovrebbe essere super partes? Andare contro l'ONU e le agenzie ad esso affiliate è un chiaro segnale di antidemocraticità e negazione dei diritti che spettano alle persone: quali l'esistenza e il benessere.
La legge posta in essere da Israele oltre a creare un precedente pericoloso, potrebbe compromettere la struttura multilaterale, pilastro fondante delle Nazioni Unite. In effetti, la decisione di vietare l'operato dell'UNRWA solleva interrogativi su quali possano essere le conseguenze di lungo termine non solo per i rifugiati palestinesi, ma anche per l'intero assetto del diritto internazionale umanitario in ogni parte del pianeta.
L'UNRWA fornisce assistenza essenziale in settori come l'istruzione, la sanità e i servizi sociali a milioni di palestinesi che, a causa del conflitto, sono spesso privati di risorse basilari. Limitare o ostacolare tali attività, oltre ad amplificare la crisi umanitaria, accentuerebbe sicuramente le tensioni sociali e politiche nella regione, aumentando il rischio di nuove ondate di violenza e instabilità.
Inoltre, la mossa israeliana come precedente potrebbe aprire la strada ad altre nazioni per l'adozione di provvedimenti simili contro le organizzazioni delle Nazioni Unite operanti nei loro territori, minando così la capacità dell'ONU di svolgere il proprio mandato.
L'Unione Europea e diversi altri Paesi hanno sottolineato che, senza l'UNRWA, milioni di rifugiati palestinesi resterebbero senza protezione e assistenza, amplificando la crisi umanitaria con ripercussioni imprevedibili su scala globale.
La crescente critica nei confronti di questa legge riflette la preoccupazione che decisioni di questo tipo, apparentemente circoscritte, possano in realtà danneggiare seriamente il sistema internazionale di tutela dei diritti umani e della pace. Le conseguenze della legge, sarebbero dunque, di più vasta portata, estendendosi oltre i confini del conflitto israelo-palestinese e l'attuale crisi in Medio Oriente.
La legittimazione di una politica che esclude il ruolo di enti terzi indipendenti – come l'UNRWA – porterebbe, in ultima analisi, l'incentivazione in altre nazioni a considerare pratiche simili nei confronti di agenzie internazionali, andando contro l'idea stessa di cooperazione e solidarietà su cui si fondano le Nazioni Unite e su cui si basa l'etica e la deontologia umana.
Principi di cooperazione e solidarietà che si respirano nella nostra Carta Costituzionale in ogni sua parte.
Marco Rispoli (Davoli).