Economia

Crisi energetica e industriale in Europa: un'analisi dell'impatto sui settori chiave

La guerra in Ucraina e in Medio Oriente hanno dato un duro colpo alle industrie Europee in molteplici settori. Quello automobilistico ha subito un duro colpo con un calo di produzione del 22,5% rispetto al lontano 2019, e ciò rappresenta una crisi profonda, energetica, componentistica e di competitività.

Volkswagen sta valutando la chiusura di stabilimenti e la sospensione della "garanzia del lavoro" per 110mila dipendenti con un aumento sconvolgente della disoccupazione e della crisi del mercato del lavoro.

"La Germania, come sede aziendale, sta perdendo terreno in termini di competitività."

Anche il mercato automobilistico italiano ha registrato un calo delle immatricolazioni del 13,4% rispetto al 2023 nonostante i pochi incentivi a pioggia dei mesi precedenti.

Vi è una crisi strutturale delle immatricolazioni e una decrescita del ricambio generale del parco automezzi con un drastico aumento dell'età media degli autoveicoli e un incremento dei tassi di inquinamento che comporteranno il mancato raggiungimento degli standard ecologici europei.

Le super-tecnologiche auto elettriche che dovevano garantire la transizione energetica delle politiche green e della riduzione dell'inquinamento hanno subito una battuta di arresto per i costi eccessivi di vendita rispetto ai modelli diesel.

Le nuove immatricolazioni si sono dimostrate insufficienti a garantire una stabilità al mercato medesimo: Italia (+4,7%) e Spagna (+3,4%) hanno registrato guadagni moderati, mentre hanno perso terreno i mercati francese (-2,3%) e tedesco (-2,1%).

Le famiglie cercano di risparmiare trovando rifugio nel mercato delle auto usate che continua a mantenere buoni livelli di salute, ed evitando di cambiare i propri mezzi in modo ravvicinato come in passato.

Queste forme di risparmio sono evidenti nei ceti medi e in quelli più bisognosi.

Quali le cause di tale crisi che lentamente sta portando al declino della potenza industriale della Germania?

In Germania, i prezzi dell'energia elettrica hanno raggiunto livelli record, con difficoltà per l'industria e aggravando il già pesante fardello dei consumatori, i quali stanno affrontando un elevato costo della vita.

L'aumento vertiginoso del prezzo di gas e carbone, combinato con la mancanza di segnali positivi riguardo al potenziamento delle infrastrutture energetiche in Europa, sta causando un'impennata senza precedenti dei costi dell'elettricità.

Questo scenario mette sotto forte pressione il cuore industriale della Germania, sollevando preoccupazioni sul futuro del settore manifatturiero.

Secondo alcuni analisti, l'industria tedesca rischia di subire un potenziale esodo, poiché i produttori di componenti per automobili, prodotti chimici e acciaio stanno affrontando una situazione insostenibile.

Queste aziende, pilastri dell'economia tedesca, faticano a fronteggiare l'aumento incessante dei prezzi dell'energia, che raggiungono nuovi massimi quasi ogni giorno.

Il rischio è che la capacità di competere a livello internazionale venga erosa, portando a una delocalizzazione delle attività produttive verso paesi con costi energetici più sostenibili, e con essa la perdita di posti di lavoro.

Secondo le analisi del Fondo Monetario Internazionale, la Germania rischia di essere una delle nazioni più colpite all'interno del G7 a causa della sua storica dipendenza energetica dalla Russia.

Questa vulnerabilità si sta ora manifestando in modo macroscopico, esponendo il Paese a gravi ripercussioni economiche.

La Germania, insieme alla Francia, è considerata uno dei pilastri fondamentali dell'Unione Europea; pertanto, le difficoltà che sta affrontando non sono soltanto nazionali, ma hanno implicazioni profonde per l'intera stabilità economica e politica dell'Europa.

La crisi energetica, scatenata in gran parte dal conflitto in Ucraina e dalle tensioni in Medio Oriente, sta rivelando la portata della fragilità dell'economia tedesca, che si trova ad affrontare un aumento senza precedenti dei costi energetici e una crescente incertezza sull'approvvigionamento futuro.

Questa situazione mette in discussione la resilienza economica non solo della Germania, ma dell'intera Unione Europea, data l'interconnessione economica tra gli Stati membri.

Il quadro che emerge è quindi molto più preoccupante di quanto possa sembrare dalle narrazioni offerte dai media.

La crisi non riguarda solo la capacità della Germania di mantenere la propria posizione all'interno del G7, ma anche la stabilità dell'intera Europa.

Un'eventuale recessione prolungata in Germania potrebbe infatti avere effetti a catena su tutti gli Stati, trascinando l'UE in una crisi economica di ampia portata, con conseguenze devastanti per la coesione politica e sociale del continente.

È certo che la crisi tedesca dovuta al caro energia come affermato da Ralf Stoffels, amministratore delegato di BIW Isolierstoffe GmbH "L'inflazione energetica è molto più drammatica qui che altrove."

In conclusione, la crisi energetica che sta travolgendo la Germania e, più in generale, l'Europa, non è solo un problema congiunturale ma una sfida strutturale che mette a rischio la competitività e la stabilità dell'intero continente.

Le conseguenze del conflitto in Ucraina e delle tensioni in Medio Oriente hanno esposto le fragilità di un sistema industriale fortemente dipendente da fonti energetiche esterne, con una crisi che si riflette in modo drammatico sui settori chiave, come quello automobilistico.

La situazione richiede un ripensamento delle strategie energetiche e industriali, per evitare che la dipendenza energetica diventi un fattore di debolezza insormontabile.

Senza un intervento deciso, il rischio è che la Germania, e con essa l'Europa intera, entri in una spirale di declino industriale e sociale che potrebbe portare alla compromissione del futuro del continente.

Quale è quanto sarà il tempo per l'estinzione degli effetti catastrofici, sull'economia e il benessere europeo, dei conflitti (proporzionali alla loro durata presenti sul nostro pianeta)? quando finiremo di assistere alla lenta agonia dell'Occidente?

Marco Rispoli (Davoli).