Guerra. La terra contesa: Israele, Palestina e "Il Sonno della Ragione Genera Mostri" I dettagli
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Il Sonno della Ragione Genera Mostri: dal blocco di Gaza alla diplomazia fallimentare
La questione israelo-palestinese è un conflitto duraturo che coinvolge Israele, uno Stato nato nel 1948, e il popolo palestinese che rivendica diritti nazionali e territoriali nella stessa regione. Il conflitto ha radici storiche e religiose complesse e ha portato a numerose guerre, scontri e tensioni nel corso degli anni. La ratio principale del conflitto è la disputa territoriale, entrambi i contendenti rivendicano la Terra Santa, comprendente Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza. Sin dal lontano 1947 le Nazioni Unite avevano proposto un piano di partizione che avrebbe dovuto creare due Stati, uno ebraico e uno arabo. Con tale proposta è nato lo Stato di Israele che poi non ha voluto riconoscere la nascita dello Stato arabo generando la guerra arabo-israeliana e in tempi più recenti l’intifada palestinese.
La striscia di Gaza (definita dall’ Human Rights Watch una “prigione a cielo aperto”) in tali scontri e anche in quelli dei giorni nostri è stato il campo di battaglia su cui attualmente lo Stato di Israele esercita un blocco totale dell’area, tuttavia v’è da dire che sebbene la Cisgiordania e la Striscia di Gaza vengono controllate in modo autoritario e militare da Israele, dovrebbero invece essere zone autonome Palestinesi. Il blocco ha causato notevoli difficoltà economiche ed umanitarie alla popolazione palestinese ed è utilizzato da Hamas come vessillo della sua lotta in nome del suo popolo. Nel corso degli anni, vi sono stati numerosi sforzi e negoziati di pace che sono risultati tutti fallimentari. Il conflitto Gaza-Israele del 2023 è una offensiva guidata da Hamas con il supporto dei molteplici gruppi militanti palestinesi, giustificata dall’intento di rispondere alle provocazioni delle forze Israeliane avvenute nella Moschea al-Aqsa e alle violenze perpetrate nei campi dei rifugiati nella regione della Cisgiordania. Potrebbero essere definite le azioni di un popolo che è portato dalla disperazione e dal bisogno, alla ricerca di un proprio spazio vitale o di una terra in cui vivere in pace. Ma chi dà il diritto a un capo di Stato o di Governo di sterminare un popolo? È finito il tempo dei governanti saggi come Baldovino IV in cui Gerusalemme era aperta a tutti e vi era una sorta di pace e tolleranza seppur precaria?
L'attacco improvviso e inaspettato condotto da Hamas ha portato a un terribile rastrellamento di ostaggi circa duecento e a crimini atroci. La morte di bambini decapitati e carbonizzati nelle proprie case rappresenta un orrore inimmaginabile e deve essere condannata, senza alcuna esitazione (chiunque né sia stato l’autore).
Tuttavia anche una persona comune è in grado di vedere la sproporzione della reazione operata dallo Stato Ebraico nei confronti dei palestinesi. Duecentocinquanta vittime ebraiche contro migliaia di caduti sotto il violento attacco missilistico, senza aggiungere tutti quelli che moriranno a causa di carenza di medicine, acqua e di varie malattie che si diffonderanno a per l’alto numero di morti. L’Onu ha detto: “Non vi sono abbastanza sacchi per cadaveri”.
In tale regione in nome di valori, e motivazioni vecchie di secoli si sta perpetrando il genocidio di un popolo da anni e l’Occidente resta immobile a guardare senza esprimere giudizi o proporre azioni per far cessare le ostilità in una sorta di innaturale indifferenza che di morale o etico non ha nulla. Ogni giorno sentiamo delle atrocità e delle morti mediante i media, zone di Gaza lasciate senza viveri, luce acqua e generi di prima necessità, gli aiuti umanitari bloccati al valico di Rafah dal lato israeliano, ospedali dove vi sono civili, donne e bambini colpiti dai missili si sta commettendo il genocidio di un popolo. Il Presidente Israeliano viene esortato dalla Comunità Internazionale a sospendere la sua reazione spropositata rispetto a quanto commesso da Hamas e a trovare una soluzione diplomatica della controversia, mentre i Europa e nel Mondo si rafforzano le misure anti- terrorismo dopo la chiamata alle armi dell’islam e ai recenti attentati in Belgio e in Francia. Sembra di essere tornati a quando in un lontano 11 settembre l’Occidente nella figura degli USA seppe che non era più sicuro. La reazione portata avanti da Netanyahu Primo Ministro Israeliano è altrettanto da condannare, non tutti i palestinesi sono Hamas e facendo guerra a donne e bambini si violano numerose norme e convenzioni internazionali sui diritti dei popoli e dei rifugiati. Vediamo gli Stati Europei tremare difronte al nuovo possibile spettro dell’ISIS e del terrorismo che sembrava qualcosa di passato che torna a terrorizzare il mondo nuovamente, cercando di attuare misure per prevenire attentati e irrigidendo le normative. Osservando i numerosi focolai di guerra e di instabilità nel mondo dall’Africa all’Ucraina sino al Medio Oriente viene da riflettere forse l’uomo non è in grado di vivere pacificamente senza cercare l’annientamento del prossimo? Possiamo affermare che la questione Israele- Palestina è estremamente complessa e duratura, e non esiste una soluzione diplomatica semplice nonostante vi siano state numerose proposte fondate su principi generali che potrebbero portare a soluzioni sostenibili a lungo termine. Va tuttavia sottolineato che raggiungere un accordo duraturo richiede la volontà di tutte le parti coinvolte, che attualmente manca, come pure il sostegno di tutta la Comunità Internazionale unita e compatta per il raggiungimento di una soluzione pacifica di questa questione. uan quando
Gli Usa applicando la loro filosofia guerrafondaia e interventista allo scoppio delle ostilità hanno manifestato il loro sostegno allo Stato Ebraico inviando il meglio della loro forza navale insieme a numerosi aerei di trasporto materiale e munizioni ma sembrerebbe che Washinton in un telegramma a Teheran abbia dichiarato: “ se interverrete non ci limiteremo a fornire armi”. Una possibile guerra mondiale è nuovamente alle porte?
L’uomo sta perdendo la sua umanità! Non riflessione, non pietà, non previsionalità che costituiscono la sua essenza.
Marco Rispoli ( Davoli)