Estero

Il ruolo delle risorse economiche nel conflitto Israelo-Palestinese

Il conflitto Israele-Palestina è uno dei più lunghi e complessi della storia moderna, per dispute politiche, religiose ed etniche. Un fattore trascurato ma fondamentale nel contesto di questa guerra è il controllo delle risorse economiche. La terra, l'acqua e le risorse naturali svolgono un ruolo cruciale nel prolungare e alimentare il conflitto, con gravi conseguenze per la stabilità della regione.

Il popolo palestinese è la vittima e non solo delle bombe, ma anche dal punto di vista economico e finanziario. Gli è stato impedito lo sfruttamento delle risorse presenti nel sottosuolo della striscia di Gaza.

Da uno studio portato avanti nel 2019 dalla UNCTAD, un team congiunto di geologi ed economisti, il territorio Palestinese Occupato è sito sopra considerevoli riserve di petrolio e gas naturale.

Un secondo studio condotto dal Palestinian Academic Society for the Study of International Affairs (PASSIA), ha analizzato come la confisca delle terre palestinesi per l'espansionismo degli insediamenti israeliani ha avuto un impatto diretto sulle risorse economiche palestinesi.

Secondo il rapporto, l'occupazione israeliana ha ridotto drasticamente l'accesso dei palestinesi a terreni agricoli, che rappresentano una fonte vitale di sostentamento. La perdita di terre coltivabili ha portato non solo a un declino della produzione agricola palestinese, ma anche a un aumento della dipendenza dai mercati esterni.

Israele, d'altro canto, ha cercato di garantire la sicurezza e la crescita dei propri insediamenti attraverso l'acquisizione di territori considerati strategici. L'espansione israeliana è stata giustificata in parte con la necessità di garantire sicurezza ai suoi cittadini, ma ha anche coinciso con il controllo di risorse chiave, come i terreni agricoli e le rotte di trasporto.

Ma perché Israele vuole a tutti i costi il territorio Palestinese e si sta espandendo in quello Libanese?

Fulcro del conflitto israelo-palestinese è il controllo della terra. L'occupazione israeliana di territori palestinesi, inclusi la Cisgiordania e Gaza, ha sollevato questioni riguardanti il controllo delle risorse: i terreni agricoli e le aree urbane strategiche. La terra non è solo una questione di identità e di sovranità, rappresenta anche una risorsa economica fondamentale per entrambe le popolazioni.

Lo Stato di Israele ha una modesta superficie coltivabile, con scarse risorse idrografiche. Non dispone di materie prime in abbondanza ed è costretto a ricorrere in modo massivo alle importazioni. Lo stesso produce in modo massiccio nel settore militare oltre che farmaceutico, elettronico, petrolchimico e telecomunicazioni.

Tali industrie richiedono notevoli risorse energetiche per poter funzionare al fine di garantire lo sviluppo socioeconomico del popolo Israeliano, il quale con l'operazione a Gaza e nella Cisgiordania sta:

1) effettuando la più crudele operazione di annientamento umano;

2) sta cercando di accaparrarsi tutte le risorse site nel territorio palestinese.

Israele impedendo allo Stato Palestinese di sfruttare le proprie riserve di petrolio e gas naturale, sta violando il Diritto Internazionale. I principali bisogni del popolo palestinese in termini di energia, entrate, importazioni ed esportazioni vengono negati impedendo il pieno sviluppo di un popolo presente su quelle terre prima di Israele. Si tratterebbe di una negazione del diritto naturale a sfruttare le proprie risorse.

Sotto Gaza sono stati identificati 122 trilioni di piedi cubi di gas naturale per un valore netto di 453 miliardi di dollari e 1,7 miliardi di barili di petrolio recuperabile per un valore netto di circa 71 miliardi di dollari.

Ulteriore risorsa contesa in una zona per lo più desertica è la risorsa idrica, uno degli aspetti più critici ma meno evidenti di tale conflitto.

Israele e Palestina condividono diversi bacini idrografici, tra cui l'acquifero montano (che si estende sotto la Cisgiordania) e il fiume Giordano. Un rapporto del World Bank ha sottolineato che il controllo delle risorse idriche è profondamente sbilanciato. Israele controlla la maggior parte delle risorse idriche nella regione, compreso l'accesso agli acquiferi impedendo così al popolo palestinese di rifornirsi di acqua.

Lo sfruttamento immorale delle risorse palestinesi da parte della potenza occupante Israeliana impone alle vittime costi enormi in ambito energetico, alimentare, medico e produttivo.

Nei giorni scorsi è stata annunciata l'invasione del Libano da parte di Israele e sebbene spesso inquadrata in un contesto di sicurezza nazionale, potrebbe avere anche cause ben più importanti quelle economiche, seppur indirette.

La delimitazione delle frontiere marittime tra Israele e il Libano, e la presenza di ricche risorse energetiche, in particolare i giacimenti di gas naturale e petrolio siti nel Mar Mediterraneo è uno dei principali motivi delle tensioni internazionali tra questi due Stati.

Le risorse idriche come nel conflitto Israelo-Palestinese sono un punto chiave anche in questo conflitto. Il Libano è ricco di risorse idriche rispetto ad altri paesi della regione mediorientale, che è in gran parte arida.

Il fiume Litani, che segna il confine con Israele è strategico, per la produzione agricola e per l'energia idroelettrica stante la presenza della diga Karaoun.

Ulteriore risorsa idrica fronte di tensione con il Libano è il fiume Hasbani che confluisce nel Giordano ed è importante per Israele poiché garantisce il suo approvvigionamento.

Non v'è dubbio che gli estenuanti bombardamenti su Gaza e sul Libano da parte di Israele giustificati da motivi di lotta al terrorismo celano una causa ben più profonda e grave.

La posizione del territorio sia a Gaza che del Libano e la presenza di risorse energetiche, agricole e minerarie nel sottosuolo necessarie allo Stato di Israele giustificano mire colonialistiche nella regione. Il maledetto colonialismo di sempre!

Marco Rispoli (Davoli).