Politica
Duro colpo del Consiglio dei Ministri al comune Guardavalle
GUARDAVALLE 05 MAR - La decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere il Consiglio Comunale di Guardavalle ha inferto un colpo drammatico all’immagine e alla collettività di questo paese. Pino Ussia ha guidato l’Amministrazione Comunale dal 2013, mettendo sempre il proprio servizio e quello del gruppo a tutela del bene comune, attraverso una politica onesta e di passione.
Non semplicemente azioni di contrasto alla criminalità come ordine pubblico e sicurezza, ma iniziative strutturali, a cominciare dall’infanzia, dal diritto allo studio e da tanti importanti provvedimenti amministrativi, hanno caratterizzato l’Amministrazione uscente.
È possibile che questa deliberazione non abbia carattere sanzionatorio, bensì preventivo e basato su indizi e senza un adeguato grado di certezza?
È possibile che sia stata dettata dalla constatazione di una radicata presenza mafiosa sul territorio che deve preoccupare tutti? Sono domande alle quali il tempo, e non solo, darà risposta.
Mai si sono verificate situazioni di alterazione di procedimenti amministrativi e del regolare svolgimento delle funzioni dell’ente locale; nulla, secondo noi, che avrebbe potuto essere rilevante e concreto in un’ipotetica azione di accertamento di una commissione di indagine.
Questa è la nostra convinzione, non soltanto basata sulla stima verso i consiglieri comunali e gli assessori, ma sul metodo e sui contenuti del loro agire politico.
Amministrare territori complessi, come il nostro, è la sfida che gli uomini devono affrontare con coraggio, ma non senza paura, perché la paura è un sentimento umano.
Le dichiarazioni di Ussia all’inviato di Striscia la Notizia comprovavano il grande imbarazzo di un uomo che provava a giustificare quanti Amministratori e Commissari prefettizi dal 2007 erano passati dalla casa comunale senza attribuire alla statua la volontà di esternazione di un potere mafioso.
D’altronde,la posa della statua del Santo Patrono era stata autorizzata dal voto del Consiglio comunale, sulla base di una proposta popolare senza un’indicazione precisa di un benefattore né di una targa commemorativa.
Nessuno si è mai chiesto, nelle fasi successive, quando la statua fosse arrivata nel paese e posata davanti alla sede municipale.
Nelle dichiarazioni a microfoni spenti, da un colloquio dai toni confidenziali dell’ex Sindaco con Brumotti, durato almeno un’ora e mezza, l’inviato si è procurato la famosa frase “Se la tolgo, mi sparano”.
È stata, quella di Brumotti, in assoluto, una smisurata scorrettezza: la registrazione di una dichiarazione “pilotata”, fatta in cordialità ed estrapolata dal contesto di un discorso da cui, diversamente, non sarebbe emerso tanto scalpore!
La registrazione rileva, però, il lato umano di un amministratore che enfatizza concetti e timori connaturati a qualsiasi persona consapevole delle proprie responsabilità.
Gli ultimi decenni ci hanno consegnato un modello politico pronto ad apparire sempre in forma smagliante, talvolta rivolto alla sacralizzazione del proprio sé e, quindi, a presentare come inadeguato, non all’altezza, chi mostra il proprio lato umano.
Ussia ha certamente dimostrato di non essere infallibile, ma umano: e questo non sempre è un difetto!
Ciò significa anche saper stare più vicino ai propri cittadini, alle loro vicende e alle loro paure. E anche se avesse sbagliato, come si potrebbe legittimamente pensare, di errore si sarebbe trattato. Non di altro.
“L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.” (Giovanni Falcone)
Nello stesso pomeriggio dell’incontro con l’inviato Brumotti, il gruppo di maggioranza discute sull’opportunità di mantenere quella statua, soprattutto avendo ormai acquisito un valore diverso da quello religioso.
Si comunica, quindi, al Prefetto di Catanzaro che era stato convocato il Consiglio Comunale con ordine del giorno :“Rimozione della statua del Santo Patrono Sant’Agazio”, anticipando ogni considerazione da parte delle Istituzioni.
E infatti, il Consiglio comunale non mostra alcun tipo di condizionamento. Il ragionamento è chiaro e diretto: la statua è tolta.
Qualche mese più tardi la situazione sembra, ormai, più tranquilla, ma su un muro del paese compare una scritta intimidatoria: Ussia è minacciato di morte. Sarebbe stata necessaria, in quel momento, una maggiore presenza delle istituzioni, dello Stato, della politica. Che non c’è stata.
C’è stata, quindi, l’interrogazione parlamentare della deputata Wanda Ferro, del gruppo parlamentare “Fratelli d’Italia”
Tanti assenti in questa storia in cui ad essere alimentata è stata ed è soltanto la cultura del sospetto.
Dopo l’interrogazione parlamentare, l’insediamento della Commissione d’accesso, previa nomina del Prefetto di Catanzaro.
Il resto è storia degli ultimi giorni.
È giusto mettere in atto tutte le possibili vie previste dalla legge a difesa dell’onore dei cittadini di Guarda valle, a cominciare da quello dei consiglieri comunali che li rappresentano.
Un paese che vanta profonde radici democratiche come Guardavalle e che ha conosciuto, e speriamo conosca anche in futuro, momenti di grande impegno civile, è auspicabile che trovi la massima unità non per difendere l’Amministrazione Ussia, ma questo paese.
Chi verrà dopo di noi non dovrà trovare opacità nel cercare di capire che cosa sia successo nell’anno 2021, e anche prima, a Guardavalle.
Bisogna che si faccia chiarezza per oggi e per domani.
Costerà molto, purtroppo, al nostro paese questo secondo commissariamento per infiltrazioni mafiose in meno di venti anni!
E non solo per problemi di immagine, ma anche e soprattutto per gli inevitabili rallentamenti in tutti i campi.
Il commissariamento è, di fatto, una sospensione della democrazia.
Ci auguriamo sinceramente, per il bene comune, che i commissari svolgano nel migliore dei modi il loro lavoro; sappiamo tutti, però, che essi, non per loro volontà, non potranno svolgere un ruolo sostitutivo delle dinamiche democratiche e partecipative degli organi elettivi.
Fare chiarezza è un imperativo politico e morale e sarà il nostro faro nel percorso che ci accingiamo ad intraprendere.
Noi lavoreremo, senza tentennamenti e senza perdere tempo, per questo obiettivo.
Intendiamo anche aprire una discussione seria sulla necessità di riformare la vigente legge che regola lo scioglimento dei Consigli comunali, ormai obsoleta e definita da illustri studiosi una strage di innocenti.
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Gruppo Trasparenza e Partecipazione