Due vulcani e un'isola in un lago. L'incanto di Ometepe
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OMETEPE ( Nicaragua) , 5 febbraio 2014 “Due montagne”, nella lingua degli antichi aztechi, si pronunciava "Omo" ( due) e "Tepe" ( colline, monti). “Ometepe, Il nome azteco, è tuttt'ora rimasto per l’isola lacustre più grande del continente americano.
L’isola di Ometepe si trova in Nicaragua, all'interno del lago Cocibolca. Un lago parente stretto del mare, viste le sue grandi dimensioni ( più o meno come la nostra Umbria !), considerate le sue tumultuose onde brunastre e tenuto conto dei particolari squali d’acqua dolce che in alcuni punti lo frequentano.
Le due “montagne” sono in realtà due vulcani, uno attivo e attualmente dormiente e l’altro spento. La loro natura vulcanica è tradita dalla netta forma conica di entrambi. In particolare, il vulcano attivo, il Conception, ha una forma perfettamente conica, che risalta ancor di più per le pendici senza vegetazione. Una nuvoletta arriva sovente a ricoprirne la cima, per la gioia di chi lo fotografa. Il vulcano gemello di Madera, quello inattivo, è invece ricoperto da una foresta rigogliosa.[MORE]
Ometepe ha una caratteristica forma di 8 rovesciato, derivante dalla sagoma dei due vulcani e dalla rigogliosa bretella di terra che li unisce. L’isola è raggiungibile con un’ora di traghetto da San Jeorge o da Rivas, cittadine nicaraguensi non distante dal confine con la Costarica.
I viaggiatori internazionali più aveduti e informati già da tempo approdano su quest’isola per godere della sua bellezza. Ora, si stanno affacciando da queste parti anche i turisti, e i locali sembrano darsi un gran da fare per non lasciarsi sfuggire questa nuova opportunità di reddito.
L’isola ha belle e ben tenute strade che collegano le varie località. Punta Jesus Maria è una delle più affascinanti. Una lingua di terra dello spessore di non più di un paio di metri, formata da sabbia e sedimenti lacustri, che si inoltra nel lago per una lunghezza che va dai duecento metri al chilometro a seconda delle stagioni e delle maree. Percorrere la Punta andando incontro al lago ha la sua innegabile suggestione, amplificata dagli spruzzi lievi d’acqua sia alla propria sinistra che a destra. Qualche buffo uccello marino svolazzante completa l’intrigo del luogo.
Ma nel percorso di ritorno quei due-trecento metri di terra, oltre a tutto ciò, hanno un valore aggiunto che ne amplifica il fascino. I due vulcani sono proprio lì davanti, separati solo da una bretellina di vegetazione tropicale fatta di palmitos e banani. La sagoma dell’8 tipica dell’isola è percebile anche dalla terraferma.
E’ chiaro che anche la natura ha voluto assegnare un bell’otto e lode a quest’isola molto particolare.
Raffaele Basile
foto di Selene Basile