"Drift - Cavalca l'onda", un mercoledì da gattini in Australia
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DRIFT - CAVALCA L'ONDA, DI BEN NOTT E MORGAN O'NEILL, LA RECENSIONE. A Sidney, negli anni ’60, le acque sono agitate, nell’oceano, sollevando cavalloni per i surfisti, e nella famiglia Kelly, che fugge dal capofamiglia violento e alcolizzato – in un prologo bianco e nero – verso la costa occidentale. I due figli, il maggiore Andy (Myles Pollard) ed il minore Jimmy (Xavier Samuel), cercano di sbarcare il lunario insieme alla madre, che fa lavoretti di cucito, e di ricucirsi una vita. Dodici anni dopo Andy lavora con poche prospettive in uno stabilimento di legname, Jimmy annusa furtarelli con la mala. Hanno ancora la passione per il surf. Che li salverà – con la complicità di un fotografo hippie, JB (Sam Worthington) e della sua bella amica hawaiana, Lani (Leslie-Ann Brandt). Si mettono di traverso un pescecane locale della banca, poliziotti invadenti e bikers spacciatori. [MORE]
I GIOVANI, L'ESERCITO DEL SURF - Ogni volta che spunta una tavola da surf, è troppo forte la tentazione di pensare a Un mercoledì da leoni di John Milius. Nelle recensioni non si può campare di antenati scomodi, ma certo è che l’avventurosa nascita dell’industria del surf in Australia con la Kelly Brothers Surf Gear, antesignana della Quiksilver e della Billabong, viene raccontata con una vera e propria separazione delle acque da bibbia del blockbusterino: da una parte i buoni, dall’altra i cattivi; in mezzo, “riusciranno i nostri eroi…?”. Poco o nulla più in profondità; ma anche se questo sport-drama di drammatico non riesce ad avere granché – forse nemmeno lo vuole – a differenza della malinconia ferina e ferita del film di Milius, non si potrà non simpatizzare per il piglio giovanile della regia, per l’abilità di scivolare sui clichè con nonchalance, per l’audacia dei campi lunghi, certo, di quelli che si potrebbero apprezzare anche in un documentario di genere, ma pur sempre freschi per lo sguardo.
Con l’insidia della sindrome di Baywatch sempre in agguato, con svolte ruffiane ed approssimative, Drift – Cavalca l’onda sfodera almeno un abito visivo dignitoso, a misura, come quelli che confeziona la madre dei fratelli Kelly (Robyn Malcolm, elegantemente defilata). La plasticità delle sequenze acrobatiche in acqua riesce gradevole, e nonostante qualche ripresa più ardimentosa abbia un vago retrogusto posticcio, digitale, l’utilizzo del ralenti pare indovinato. Quando il film accenna a qualche significato subacqueo, rasenta invece una pericolosa retorica de bermuda e crema solare.
QUANDO IL GIOCO NON SI FA DURO - A real fighter knows when to stand his ground and when to walk away – un vero combattente sa quando difendere il proprio territorio e quando andar via, dice Kat al determinatissimo figlio maggiore, minacciato dai trafficanti di droga che avevano usato le tavole da surf per il trasporto di stupefacenti. Ma il nucleo sentimentale del film non risiede tanto, o soltanto, nell’intraprendenza ostinata, a volte persino scontrosa, di Andy, a cui Myles Pollard dà un certo non-so-chè del cowboy. Si tratta, piuttosto, di un messaggio di solidarietà, di un invito a superare l’orgoglio quando c’è bisogno di aiuto: “Sai, non ti ucciderebbe chiedere aiuto” – dice JB\Worthington. Questa frontiera australiana, tutta creste d'acqua, si raggiunge con carovane di gruppo: emblematiche le scene, speculari, in cui i fratelli si salvano l'un l'altro, o le spedizioni di gruppo in acqua, contrapposte alla solitudine di Andy in acqua nel concorso finale. Saper affrontare, dover affrontare da soli le montagne d'acqua non vuol dire dover essere da soli nella vita. E poi la carovana arriva davvero, ed ha l'aspetto flower power del camper di Jb.
Il problema è probabilmente proprio nel ruolo da deus ex machina del fotografo hippie, o quantomeno nella superficiale rimozione degli ostacoli: Lani torna da Andy dopo aver dormito placidamente con l’altro fratello, i bikers minacciano da duri ed eseguono da pappemolli, il banchiere, inebetito, spiccica poche parole. Persino l’ostica giuria della gara di surf accetta, all’acqua di rose, cambiamenti di regolamento. Similmente, né la rivalità tra i fratelli, né quella tra puristi del surf e gli speculatori vengono davvero a galla.
Tutto bene quel che finisce bene, poi, anche se il finale sa di onda che si ritira, innocua e un po’ frettolosa. Restano il mare, profumo di mare con le sue belle cartoline, le rapide della fiction, l’affiatamento di un cast-semisconosciuto (Worthington a parte), ma disinvolto, il fischiettio della colonna sonora di livello (dai CCR ai Black Keys) – e per il resto, Ben Nott e Morgan O’Neill consegnano Drift – Cavalca l’onda ad un fugace cambio di stagione.
Titolo originale: Drift
Interpreti: Sam Worthington, Xavier Samuel, Robyn Malcolm, Myles Pollard, Lesley-Ann Brandt
Origine: Australia, 2013
Distribuzione: Koch Media
Durata: 113'
Antonio Maiorino
Critico d'arte e di cinema
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