Economia
Draghi: il problema crediti deteriorati c'è e va affrontato
WASHINGTON, 15 OTTOBRE – Da Washington, Mario Draghi cerca di riportare la calma sull'asse Roma-Francoforte-Bruxelles. Dieci giorni dopo la pubblicazione dell'addendum della Banca centrale europea alle linee guida per la gestione dei crediti deteriorati - da molti visto come un modo per penalizzare l'Italia e le sue banche - il governatore dell'Eurotower ha spiegato che quanto fatto dal consiglio direttivo è stato "pubblicare un documento e chiedere reazioni". [MORE]
"A questo punto", ha spiegato Draghi nella conferenza conclusiva dei lavori autunnali del Fondo monetario internazionale, "non c'è molto altro da dire". Certo è, ha chiarito, "che il problema dei non performing loan, Npl, c'è e deve essere risolto". Le questioni sulla sostanza del caso vanno indirizzare al Single Supervisory Mechanism (SSM) ossia a Daniele Nouy, la presidente del consiglio di vigilanza del Meccanismo di vigilanza unico presso la Bce, che il giorno prima aveva risposto con una "lettera esaustiva" alle preoccupazioni sollevate al presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani. Il suo messaggio? Alle banche non è richiesto nessun obbligo extra. “I mercati non sono in una situazione di bolla” e non vedo un aumento drammatico del debito pubblico nell'area euro”, afferma il presidente della Bce da Washington, sottolineando che è un buon momento per procedere con il risanamento dei conti. A proposito del cosiddetto “addendum”, il documento della Bce che si occupa di crediti deteriorati, i c.d. Npl, Draghi afferma che si tratta, appunto, di un documento per la consultazione: l’industria e gli altri attori daranno il loro parere. Il problema degli Npl è «qui e deve essere affrontato. La Bce ha pubblicato un documento e chiesto commenti”.
Su questo botta e risposta - nel quale si sono inseriti anche la Commissione Ue e l'Fmi, che si è schierato a favore della Bce - Visco non ha voluto commentare: "Ogni mia parola sarebbe interpretabile in vari modi". Il governatore ha spiegato che "è ovvio che ci possano essere discussioni" tra questi organismi e che lui "ha molta fiducia nell'importanza di questa dialettica". Per il numero uno di Banca d'Italia "l'addendum è una consultazione che beneficerà di tutte le reazioni degli stakholder; i contabili interverranno senz'altro se pensano che ci siano questioni" da sollevare. Comunque sia, esso va visto come una "manifestazione della forte volontà a mettere in sicurezza le banche". Visco si è detto "sicuro che verranno prese decisioni non destabilizzanti ma utili" per gli istituti di credito. Certo è che il "diavolo si nasconde nei dettagli". Visco ha comunque difeso i passi avanti in Italia per stabilizzare il settore bancario e per abbassare i Npl: "Al netto delle rettifiche di valore e degli accantonamenti e della componente di svalutazione dei singoli prestiti, erano circa al 10,9% degli impieghi a fine 2015; sono scesi all'8,4% alla fine dello scorso anno e sono ancora in forte discesa e saranno sotto l'8% alla fine di quest'anno e al 7,5% l'anno prossimo, per ciò che è già in cantiere. Ovviamente questo è un processo che deve continuare".
Cauto, invece, il commento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, secondo cui “l'importante è che ci sia chiarezza su dove si vuole arrivare e che ci sia la necessaria gradualità”."Quello che conta sono i dettagli..."L'importante è che ci sia una chiarezza su dove si vuole arrivare. Non ci devono essere dubbi sul fatto che il risultato finale dev'essere la garanzia comune dei depositi. E ci sono alcuni Paesi, non devo citarli, che invece hanno idee diverse e che questo va fatto con un processo che tenga conto allo stesso tempo della riduzione e della condivisione del rischio. Queste due dimensioni non possono che andare avanti insieme".
Fonte immagine: milanofinanza.it
Alessia Panariello