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PENTONE 24 AGOSTO - Che non si trattasse di una serata come tante altre lo si è capito subito. Non appena infatti Don Giacomo Panizza è entrato nella sala consiliare del Comune di Pentone, questo prete che ha osato sfidare la ‘ndrangheta e le sue logiche, è apparso in tutta la sua formidabile forza e esperienza.[MORE]
I membri del Comitato Civico “L’arco” che hanno organizzato l’incontro lo hanno rincorso riconoscendogli prima di tutto la sua grande carica di umanità e una storia “sghemba”, faticosa, ma positiva per i risultati ottenuti. L’incontro con Don Giacomo si è sviluppato intorno ai temi del libro intervista con Goffredo Fofi, “Qui ho conosciuto purgatorio inferno e paradiso”. Il dialogo con il moderatore della serata, Vincenzo Marino, è partito ed è proseguito con il commento delle esperienze in particolar modo di Comunità Progetto Sud, la comunità fondata da don Giacomo insieme a tanti diversamente abili. Proprio il ruolo degli invisibili, degli emarginati e dei diversi è stato il filo conduttore della serata insieme alla necessità di trovare vie comuni contro la ‘ ndrangheta e le sue logiche che continuano a trovare terreno fertile nella nostra cultura meridionale. “Il sud è più purgatorio – ha ribadito più volte l’ospite della serata – perché in questo senso riconosciamo non solo i difetti e i problemi, ma soprattutto così diamo credito alla possibilità di riemergere”. Di Don Giacomo, ospite tra l’altro anche di Roberto Saviano a “Vieni via con me”, ha stupito il non sentirsi eroe o personaggio per quello che ha fatto e che sogna ancora di fare, ha sorpreso perfino quel “io ho paura”, che detto da chi da diversi anni è sottoposto ad un programma di protezione da il senso del pericolo che vive quotidianamente. Il suo però è un messaggio positivo di speranza nei giovani e nelle donne in particolar modo, nella convinzione che è già in atto un cambiamento: quella svolta che fino a poco tempo fa era considerata irrinunciabile, ma nello stesso tempo difficile da realizzare, oggi comincia ad essere credibile. Il suo è uno sguardo a metà: di bresciano ormai adottato dalla Calabria che pensa ancora in dialetto, ma che vive la realtà del lametino e delle sue problematiche. Don Giacomo sta facendo il giro della Calabria e a Pentone come altrove ha raccontato di gente che può farcela contro tutto e tutti, di territori che devono tralasciare la logica del pietismo e dell’assistenzialismo per diventare protagonisti positivi e funzionali. Le sue parole pronunciate sottovoce hanno la forza di cose non solo dette, ma fatte ed è questo il senso che si coglie: bisogna agire insieme partendo dalla formazione. A Pentone questa volta il seme della cultura, del dialogo, della partecipazione ha fatto centro perché mai più si passi sopra o sotto i problemi, perché mai più ci si chieda “perché proprio qui”: don Giacomo aspetterà i frutti.