Omelia dell'Arcivescovo Bertolone per la Solennità di tutti i Santi
Chiesa e Società Calabria

Omelia dell'Arcivescovo Bertolone per la Solennità di tutti i Santi

domenica 1 novembre, 2015

CATANZARO, 01 NOVEMBRE 2015 - Pubblichiamo in forma integrale, l'omelia dell'Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone (presidente della CEC), pronunciata stamattina nella Cattedrale di Catanzaro per la solennità di Tutti i Santi.  [MORE]

Celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi: ecco, sorelle e fratelli carissimi, quanto ci viene concesso dal Padre “per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia”. Per ottenere tanta misericordia, il canto al Vangelo ci esorta tutti ad andare da Gesù che promette di ristorarci. Egli è vicinissimo a noi e, come ci assicura la prima Lettera di san Giovanni quando… si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”:come una stella che illumina la notte della paura e della disperazione, illuminando anche la solitudine di un’esistenza difficile. Cantava Giuseppe Ungaretti: “Stella, mia unica stella,/ Nella povertà della notte, sola,/ Per me, solo rifulgi,/ Nella mia solitudine rifulgi;/ Ma, per me, stella/ Che mai non finirai d'illuminare,/ Un tempo ti è concesso troppo breve,/ Mi elargisci una luce/ Che la disperazione in me/ Non fa che acuire” (da Dialogo, 1966-1968).

La disperazione è sempre dietro l’angolo, in specie per chi è stanco, oppresso, solo e con problemi economici, ai margini della società, che accetta i ricchi e i potenti e basta. Nessuno, però, deve disperare: per tutti i “minimi! Brilla la stella luminosa dei battezzati che godono in Paradiso, o sperano di goderlo presto attraverso la purificazione del Purgatorio: questa è la speranza luminosa della Solennità di oggi, questa la stella luminosa che vince ogni disperazione e che mette in moto in noi un processo di purificazione dei nostri pensieri, delle nostre opere, delle nostre parole, per essere sempre più in sintonia con i santi del cielo.

Che cosa significa che ciascuno di noi inauguri questo processo di pulizia dell’animo, dalle impurità del male, dalle malvagità e dal peccato? Il libro dell’Apocalisse ci descrive una scena in cui “tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide”. L’anziano, rivolgendosi al veggente, chiarisce chi sono costoro e cosa sono, in particolare, quelle vesti candide: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». A cosa allude, dunque, questa “grande tribolazione” e questo lavaggio purificatore degli abiti “nel sangue dell’Agnello”? Il Libro sacro sta simboleggiando certamente i martiri, cioè coloro che sono stati uccisi per la loro fede cristiana; per la testimonianza data a Cristo e rifiutata dal mondo, essi sono diventati dei protagonisti attivi, dal cielo, nella storia che in terra, frattanto, continua a svolgersi, nel duello tra morte e vita tra male e bene. Protagonisti celesti, perché quaggiù hanno versato perfino il sangue, pur di conservare integra la fede in Gesù Cristo.

Le insistenze dei martiri davanti al trono e all’Agnello sono, dunque, efficaci anche oggi nello scorrere della storia della salvezza. Essi sono, infatti, testimoni nel sangue del Signore, dice lo stesso libro che chiude la serie dei libri della Bibbia, finché “il numero dei loro fratelli si compia definitivamente” (Ap 6, 11). Il testo biblico vuole, dunque, confermare i cristiani a rischio di morte nel I secolo per la persecuzione romana, ma vuole anche confortare tutti coloro che soffrono per ogni persecuzione contro la Chiesa. Questa non è una condizione inusuale e imprevista, ma è nota a Dio e, comunque, fonte di vita eterna, ieri come oggi. Ciò è attestato, appunto, dalla schiera dei martiri in bianche e candide vesti che, ancor oggi, purifica e completa il popolo di Dio: pensiamo, in questa schiera di purificati dalle vesti candide, a don Pino Puglisi, martire della fede; pensiamo ai martiri cristiani di Mossul e Aleppo:due città che rappresentano una tragedia dei nostri giorni. Qui i cristiani vivevano da quasi due millenni e pregavano il Padre nostro ancora nella lingua di Gesù. Ma ormai a Mossul non si celebra più la Messa come si faceva da almeno 1.700 anni. Oggi i cristiani sono dovuti fuggire, per la persecuzione dei miliziani del “califfato”, mentre tanti altri sono morti, falcidiati dall’integralismo religioso e politico.

Quanti uomini e quante donne vivono, anche tra noi, in silenzio e nell’anonimato, un loro martirio quotidiano, pur di continuare ad affermare i valori della giustizia e della legalità, della fedeltà ai legami matrimoniali, del mantenimento della parola data? Oppure per continuare a mantenere la fede e la speranza, nonostante le difficoltà, il buio, gli ostacoli, l’indifferenza? Oltre al martirio di sangue, c’è davvero il martirio inteso come testimonianza quotidiana coraggiosa e silenziosa, di tante persone d’ogni età e condizione. Siamo, in quanto battezzati, i testimoni di un amore non tradito, perché provato nel dolore del nostro primo fratello, il Cristo crocifisso. Siamo testimoni dell’amore che Dio ha riversato su di noi e che noi, imitando la compassione del Padre e del Figlio, riversiamo, con la forza dello Spirito santo, misericordiosamente sui nostri simili, anche nella cura della casa comune che è il creato.

Sì, sorelle e fratelli, “vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” Testimoniare quest’amore è possibile, ma a volte è anche difficile e, soprattutto, viene ostacolato da quello che Giovanni chiama il mondo, intendendo tutto ciò che, cedendo alle insinuazioni del Demonio, pone ostacoli alla diffusione della conoscenza di Gesù, cioè al Vangelo. “Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna, in quanto hanno già conosciuto Gesù e la potenza della resurrezione di Lui (cf Fil 3,10).

Anche noi, carissimi, essendo figli di Dio, siamo potenzialmente dei santi: Potenzialità che attende di essere attuata, la nostra: basta volerlo. Possediamo la carta vincente per riuscirci, cioè la regola d’oro delle Beatitudini. Gesù Cristo, che ci consegna la Legge della vita nuova e santa: essere poveri, non tanto in senso materiale, ma nel senso di non avere il cuore attaccato ai beni di quaggiù; avere il gusto di piangere sui mali commessi, allo scopo di trovare consolazione; praticare le opere della mansuetudine e della pacificazione; attuare la giustizia, sia in senso distributivo che comparativo; perdonare, aver compassione, sentirsi smuovere le viscere verso chi è nel bisogno, cioè essere misericordiosi. L’architrave che sorregge la vita cristiana è la misericordia; tutto, in ogni nostra azione, dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza e non dalla tentazione di pretendere sempre e solo giustizia. Ecco perché bisogna purificare il cuore, per avere lo sguardo puro e non invischiato nei desideri della carne; operare la pace, la non violenza attiva, la cura per il creato; sopportare pazientemente, per causa di Cristo, le molestie e perfino le persecuzioni, gli insulti, le calunnie, le malignità. Un giorno incontreremo il Giudice, come immagina il poeta Mario Luzi: "Credi che il tuo sia vero amore? Esamina/ a fondo il tuo passato" insiste lui/ saettando ben addentro/ la sua occhiata di presbite tra beffarda e strana./ E aspetta. Mentre io guardo lontano/…"Certo, posso aver molto peccato"/ rispondo infine aggrappandomi a qualcosa,/ sia pure alle mie colpe, in quella luce di brughiera./ "Piangere, piangere dovresti sul tuo amore male inteso"/ riprende la sua voce con un fischio/ di raffica sopra quella landa passando alta./ L'ascolto e neppure mi domando/ perché sia lui e non io di là da questo banco/ occupato a giudicare i mali del mondo” (Il Giudice). Qual è il vero amore da praticare, su cui saremo esaminati dal giusto Giudice misericordioso alla fine dei tempi? Quel Giudice ci chiede di giudicare già da ora i mali che infliggiamo al mondo e agli altri. Sapremo piangere lacrime purificatrici sull’amore male inteso? Opera in noi, Signore, mediante il tuo Spirito, una profonda trasformazione, che renda visibile la santità che tu ci hai donato e che rinnovi continuamente la nostra vita!

Maria Immacolata Madre della Misericordia ci ottenga la grazia della santità. Amen.


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