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Divergent, la recensione: la fantascienza è un gioco con le frontiere

DIVERGENT DI NEIL BURGER, la recensione. Sulla scia di Hunger Games e della sporca dozzina di già viste eroine recenti, Divergent non osa rinnegare categorie, nè letterarie, nè cinematografiche, provando ad accelerare nella seconda parte senza distaccarsi dai giochetti di genere.

Almeno un film a settimana, ormai, si fregia orgogliosamente di derivare da qualche bestseller. Per essere the best, tuttavia, basterebbe simply eseguire a dovere lo sporco lavoro cinematografico, anziché vantare i pedigree dell'inchiostro. Dopo il dignitoso Storia di una ladra di libri, che ancor di più per il proprio leitmotiv ha sbandierato per settimane la derivazione letteraria, è la volta di Divergent di Neil Burger, che non diverge nè dalla tiritera di marketing della matrice libraria (la trilogia fantascientifica di Veronica Roth) nè dalla solfa epicheggiante della fanciulla in rivolta da una dittatura futuristica, affiliandosi ai discepoli un po' goffi di Hunger Games.[MORE]

L'umanità venturà è questione di test attitudinali, divisa com'è in cinque fazioni in base al carattere: Eruditi, Abneganti, Intrepidi, Candidi e Pacifici più gli Esclusi, paria che non appartengono ad alcun gruppo. Al momento del test fatidico della personalità, la giovane Beatrice (Shaileen Woodley) risulta "divergente", incollocabile. Fingerà di appartenere alla fazione degli Intrepidi, celando il proprio segreto nel campo d'addestramento, mentre un avvenente istruttore dall'impersonale nome di "Quattro" (Theo James) ma dalle agili cinque dita mostrerà un sincero interesse verso il pericoloso talento della recluta (e le altre qualità nascoste).

GIOCHI DI CINEMA CON LE FRONTIERE - Abnegante è sicuramente la regia di Neil Burger, così come la vogliosa intepretazione da affranta scolaretta della Woodley nei panni di Beatrice, ennesima beautiful creature della nidiata di eroine teenagers da dare in pasto ai cuori palpitanti e ai nerd più ormonali. Beninteso, anche ai più cresciuti Divergent può piacere senza dubbio, soprattutto per la seconda parte che procede come un treno in corsa, per i salti di scena in scena (che denunciano le lacune dello script, ma sono iniezioni di adrenalina) e per la salita in cattedra di Kate Winslet villain, come già la Jodie Foster di Elysium. Il divertimento, anche polpettizzato, non è mai peccato: ma come non sorridere, per comicità involontaria, all'addestramento della protagonista con patetico incrocio tra Full Metal Jacket, Rocky e Giochi senza frontiere, o al bacetto di Quattro a Beatrice, che sembra più una programmata aggressione di testosterone? Non solo niente di pionieristico, ma nemmeno lo slancio del buon mestiere nei confini di genere, che invece aveva contraddistinto opere precedenti di Burger (The Illusionist, Limitless).

CATEGORICAMENTE IL SOLITO  - Il contesto anti-libertario di Divergent gioca dunque un brutto scherzo: il film stesso sembra privarsi d'ogni libertà, soprattutto nel pantano di dialoghi della prima parte, che una colonna sonora invadente e zuccherosa prova a rinsanguare. Qualcosa, per l'appunto, si sblocca in azione al giro di boa dei troppo sfiancanti 140 e passa minuti, ma restano svolte piuttosto sforzate nel contesto d'una prigione di genere, anzi, di filone: quello della fantascienza più scientificamente controllata per piacere ai più, tra mélo e (ri)belli, meno incline alla fantasia ed al pathos dell'azzardo incollocabile.

DATA USCITA: 03 aprile 2014
GENERE: Azione, Fantascienza, Avventura, Sentimentale
ANNO: 2014
REGIA: Neil Burger
SCENEGGIATURA: Evan Daugherty, Vanessa Taylor
ATTORI: Shailene Woodley, Theo James, Kate Winslet, Miles Teller, Jai Courtney, Zoe Kravitz, Ansel Elgort, Ray Stevenson, Ashley Judd, Tony Goldwyn, Maggie Q, Mekhi Phifer
SITO WEB ITALIANO
FOTOGRAFIA: Alwin H. Kuchler
MONTAGGIO: Richard Francis-Bruce
PRODUZIONE: Red Wagon Entertainment
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
PAESE: USA
DURATA: 143 Min

 

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Antonio Maiorino
critico cinematografico - follow on Twitter