Cultura e Spettacolo

Direttiva sulla plastica monouso, Greenpeace: “dall’europea segnale importante ma non sufficiente”

ROMA, 19 DICEMBRE – Dopo mesi di intensi negoziati, l'Unione europea ha concordato un testo definitivo che contiene le attese norme sulla plastica monouso. Con la nuova direttiva arriva un segnale importante dall’Europa per contrastare l'inquinamento da plastica nei mari del Pianeta. Tuttavia, le misure concordate, come la riduzione a monte della produzione di alcuni imballaggi e contenitori in plastica monouso, non rispondono pienamente alla gravità dell’inquinamento dei nostri mari.

«Sicuramente quello lanciato dall’Unione europea è un segnale importante che risponde alle richieste e alle preoccupazioni di migliaia di cittadini. Ancora, però, si è lontani da una vera soluzione. Non introducendo misure vincolanti per gli Stati membri per ridurre il consumo di contenitori per alimenti, e ritardando di quattro anni l’obbligo di raccogliere separatamente il 90 per cento delle bottiglie in plastica, l’Europa regala così alle grandi multinazionali la possibilità di fare ancora enormi profitti con la plastica usa e getta a scapito del Pianeta», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Tra le misure più importanti incluse nella normativa ci sono il divieto di vendita per numerosi articoli in plastica monouso, ad esempio piatti, posate e contenitori in polistirolo espanso, e la responsabilizzazione dei produttori per coprire i costi di gestione e pulizia dei rifiuti derivanti da alcuni prodotti come i mozziconi delle sigarette.

«Il testo approvato in Europa lascia ampi margini al nostro governo per rafforzare ulteriormente la normativa. Ci auguriamo che il ministro Costa, nel recepimento della direttiva, si impegni a responsabilizzare ulteriormente i produttori e a ridurre ulteriormente la produzione di plastica monouso che minaccia i nostri mari», conclude Ungherese. Domani i ministri dell'Ambiente europei dovrebbero firmare il testo della direttiva e, successivamente, avranno due anni per recepire la normativa nel quadro nazionale di riferimento.