Cronaca
Dipendente licenziata, iGreco: «Abbiamo prove schiaccianti di istigazione simulazione di malattia»
Riceviamo e pubblichiamo
Dipendente licenziata, iGreco: «Abbiamo prove schiaccianti di istigazione alla simulazione di malattia»
CARIATI 7 MAGGIO - E ancora: «Siamo sconcertati, teniamo moltissimo ai nostri lavoratori. Ora se ne occuperà la Procura» [MORE]
«Il gruppo iGreco - si legge in una nota a proposito della interruzione del rapporto di lavoro con una ex dipendente per il venir meno dell’imprescindibile rapporto di fiducia con l’azienda - costruisce la propria "mission" industriale e imprenditoriale prevalentemente sulla difesa del lavoro. Quindi tutela dei "posti di lavoro" anche se è questo un passaggio persino successivo. Quel che ci ha sempre contraddistinto - continua la nota - è l’aver messo al primo posto la tutela del lavoro inteso come presidio di dignità, libertà, egualitarismo, affermazione dei diritti. Di tutti. Delle donne e degli uomini del nostro gruppo che poi sono soprattutto madri e padri del futuro. Questo per dire che mai, il gruppo iGreco, ha proceduto in questi anni alla revoca di rapporti di lavoro e pur potendolo fare, cioè con esuberi certificati e gravanti interamente sul bilancio dell’azienda, non lo ha fatto lo stesso. È il caso dei circa 70 lavoratori in esubero della Madonna della Catena, per i quali erano stati autorizzati i licenziamenti a cui però il gruppo iGreco non ha mai inteso dar seguito, continuando invece a mantenere il rapporto di lavoro interamente a carico del bilancio dell’azienda e ben sapendo che non si poteva contare neanche sugli ammortizzatori sociali».
«Quello che è invece accaduto a proposito della ex dipendente Aquaro, operante presso la clinica Madonna della Catena – continua la nota - rientra purtroppo in una casistica ben diversa ancorché sconcertante. Siamo in possesso di prove documentali schiaccianti e inconfutabili che testimoniano della grave condotta della ex dipendente che non ha avuto alcun timore a sforare i criteri minimi della legalità. Prove documentali schiaccianti e inconfutabili che testimoniano di un comportamento antiaziendale, antisindacale, illegale e sleale della ex dipendente, protesa a organizzare istigazioni alla simulazione di malattia a danno del nostro gruppo, dei colleghi ma soprattutto dei pazienti, dei malati. Non a caso è stata la stessa direzione sanitaria della clinica a chiedere con forza un energico intervento della proprietà, teso a ristabilire l’ordine evitando che si potessero concretizzare i pericoli di disservizi nei confronti dei pazienti, il diritto alla salute come limite invalicabile. Questo comportamento gravissimo della ex dipendente Aquaro è alla base del venir meno del rapporto di fiducia con l’azienda. Toccherà ora alla procura, perché alla magistratura inquirente ci siamo rivolti, stabilire se vi siano altri profili di illegalità e magari anche altre identità coinvolte. Dal canto nostro giova precisare che è nello sgomento più assoluto che s'è proceduto alla interruzione del rapporto di lavoro, atteso che la ex dipendente Aquaro ricopre pure un ruolo significativo all’interno del più diffuso dei sindacati.
Quanto accaduto ci rende dispiaciuti e rammaricati oltre ogni comprensibile forma perché per noi i dipendenti, ancorché storici, sono la nostra essenza. E però il comportamento della ex dipendente Aquaro, con tanto di prove documentali schiaccianti e inconfutabili che narrano di istigazione alla simulazione di malattia, non poteva che generare una traumatica interruzione del rapporto di lavoro. Siamo certi - conclude il gruppo - che questa tristissima pagina poco abbia a che fare con le rivendicazioni sindacali. Anzi, tutt'altro. Proprio la più rappresentativa delle sigle rischia di vedersi "macchiare" le proprie bandiere, a noi sempre care in questi anni, se dovesse venire fuori nella sua interezza la triste vicenda della ex dipendente alle prese con un gravissimo comportamento che è anche antisindacale, inteso nella sua slealtà verso i colleghi. Una pagina triste, di cui avremmo fatto tutti volentieri a meno».