Societa'
Dio e i numeri incapaci, un teologo rilegge il potere del "numero"
COSENZA, 26 MARZO 2015 - Mercoledì 25 marzo alle ore 18 si è tenuta, presso la libreria Feltrinelli del Corso Mazzini di Cosenza, la presentazione dell’ultimo libro di Don Domenico Concolino: “Dio e i numeri incapaci. Della relazione tra matematica e vita ecclesiale” (Rubbettino 2015). [MORE]
A primo impatto visivo, l’attenzione cade sui due soggetti - Dio e i numeri- ed ancor prima di aver letto le pagine del testo, già si è certi che sia un trattato matematico a sfondo religioso; forse inconsciamente, però, ci si è dimenticati di quell’ultimo vocabolo, quell’attributo (“incapaci”) che racchiude l’essenza più profonda della domanda che si vuole sollevare. Di qui, il dialogo tra l’autore del libro, teologo e cappellano dell’Università Magna Grecia di Catanzaro e il docente dell’Unical Carlo Fanelli (Drammaturgia ed Estetica del teatro) coordinato dalla giornalista del Corriere della Sera, Mirella Molinaro.
Apparentemente distanti, i protagonisti del dibattito partono in realtà da un sostrato comune: non si parlerà né unicamente di matematica, né unicamente di teologia, ecco perché tra il pubblico presente, tra credenti e non, c’è curiosità e vivo interesse.
La Molinaro introduce: tangibile l’emozione, “quasi imbarazzata” nel trovarsi dinanzi al delicato e affascinante binomio numeri-fede. “È dunque possibile ridurre il tutto del mondo e di Dio ad un numero?” Il presente si basa effettivamente sulle cifre: numeri nel mondo del lavoro, numeri nascosti dietro una tecnologia che avanza a passo svelto, statistiche, previsioni. E un altro binomio, certamente più inquietante del precedente, si fa protagonista nella storia: numeri-profitto.
È una realtà ormai innegabile, pensa Fanelli nel notare quanto ossessivamente si faccia sentire il ricorso al fattore della quantificazione anche nel suo lavoro: ogni studente è un numero ed ogni percorso potenzialmente percorribile diviene concreto solo se si presenta un “certo numero” di studenti e così via. I numeri sono sì necessari nella quotidianità della vita ma sono insufficienti, “incapaci”.
Incapaci di racchiudere tutta la conoscenza di ciò che osserviamo, di esprimere pienamente la bellezza degli istanti che compongono la vita. “I numeri”, infatti legge nel testo Faneli, “rimandano non alle labbra ma alla scrittura”, essi vivono nel silenzio, creano quella “dimensione intima” cui accenna la giornalista in riferimento al rapporto che l’autore ha col testo. Il fatto che questo sia nato al mattino, in una casa canonica non lontana da Strasburgo, si fa d’un tratto ponte tra l’autore e il professore che gli confida di aver letto il libro unicamente all’alba. Ecco allora che il dibattito si trasforma in duetto, non più freddo scambio di idee, ma reale simbiosi che si acuirà sempre più nel corso della serata, coinvolgendo tutti i presenti.
L’atmosfera, le luci del mattino che hanno portato alla scrittura del libro sono riflessi di un più profondo cammino, quello che si fa dentro sé stessi: arriva il momento in cui quasi non si tollera più il rumore, l’affannata corsa della quotidianità e si va via: allontanarsi dal mondo per ritrovarsi in Dio! Si accendono nuovamente gli occhi del professore in quella luce di chi vive con passione e amore il proprio lavoro: lo straniamento di cui parla Don Domenico trova il suo corrispettivo nella Primavera di Botticelli: “Bisogna allontanarsi” – sostiene sorridendo Fanelli nella sua singolare capacità di leggere trasversalmente – “per riuscire a vedere l’intera bellezza” del dipinto; ogni singolo colore, forma o linea è simbolo, è “visione che restituisce un senso”. L’allontanamento è perciò realtà necessaria ma carica di tentennamenti, di paure, aggiunge la Molinaro. Il docente è d’accordo ed individua il superamento di questo spavento nella consapevolezza (“una delle più belle parole del dizionario italiano”) che c’è realmente una via d’uscita.
L’antico adagio filosofico del “conosci te stesso e nulla di troppo” insegna a guardarsi dentro, senza superare la misura che ci è stata donata; inoltre per il cristiano ‘il tutto’ può essere raggiunto attraverso la Parola che Dio ha consegnato nelle sue Scritture e nella Chiesa, maestra di umanità. Proprio questa parola di Dio diventa specchio dell’anima che “riflette chi siamo ma, soprattutto, cosa dovremmo essere secondo Dio”, creature ad immagine e somiglianza del creatore: la lectio è nell’ideale cristiano, l’atto del cuore e della mente che fonda di primo incontro con Dio, è cammino verso di Lui.
Un certo pensiero nell’ansia di quantificare tutto, ha perso di fatto la visione della bellezza delle cose e di Dio. È questa l’anima del cammino che ognuno è invitato a compiere, il momento nascost o dietro l’immagine del mattino: l’autore ha infatti compiuto dei passi ancor prima di dedicarsi alla scrittura.
Il suo cammino parte dalla realtà del Movimento Apostolico, aggregazione di fedeli laici che offrono e impiegano con amore il proprio tempo nel ricordare al mondo il Vangelo, la Parola dimenticata. Fanelli inoltre, riprendendo un immagine proposta da Concolino e presente nel suo blog (www.concolino.it), parla di “sinfonia della conoscenza”: la vita è quel meraviglioso spettacolo perfettamente armonioso nei suoi dettagli, i quali si incastrano secondo una precisione sinfonica.
Come la melodia lega il suono di ogni strumento in un’orchestra, così i numeri si nascondono dietro la struttura della realtà, definendola e ordinandola. C’è dunque una continua tensione bipolare tra ciò che è “visibile” e ciò che è “invisibile”: sta all’uomo, afferma sinceramente il professore, impiegare sé stesso nel tentativo di rendere visibile, con la fede, ciò che è celato dietro l’apparente banalità delle cose. È la strada verso la Verità che richiede pazienza, i numeri sono compagni di tale cammino.
Così in questo continuo tentativo di dare autenticità alle azioni in questo cammino non si è soli: i passi di Dio con Gesù e i cristiani sono di nuovo nel nostro mondo, è il momento di prendere coscienza di tale Verità e andare oltre: oltre la “bianca alba”, oltre la struttura del reale, oltre il numero. Dio è oggi più che mai “presente” nella vita: non a caso “present” in inglese vuol dire “dono”.
Maria Nocchi