Diffamazione, ddl approvato dalla Camera: niente carcere per i giornalisti
Cronaca Toscana

Diffamazione, ddl approvato dalla Camera: niente carcere per i giornalisti

venerdì 18 ottobre, 2013

FIRENZE, 18 OTTOBRE 2013-Chi commette il reato di diffamazione a mezzo stampa non sara' piu' condannato al carcere ma solo a pene pecuniarie. E' una delle novita' più importanti della legge sulla diffamazione approvata ieri dalla Camera dei Deputati e ora in attesa di approdare in Senato. Il testo prevede anche l'obbligo di rettifica 'senza commento' in favore della parte offesa.

Sarà prevista esclusivamente una multa in caso di attribuzione di un fatto determinato che va dai 5mila ai 10mila euro. Se il fatto attribuito e' consapevolmente falso, la multa sale da 20mila a 60mila euro. Alla condanna e' associata la pena della pubblicazione della sentenza. In caso di recidiva, scatterà anche l'interdizione da uno a sei mesi dalla professione. La rettifica sara' valutata dal giudice come possibile causa di non punibilita'. Le rettifiche devono essere pubblicate senza commento e risposta menzionando espressamente il titolo, la data e l'autore dell'articolo diffamatorio. Il direttore dovra' informare della richiesta l'autore del servizio. In caso di violazione dell'obbligo viene inflitta una sanzione amministrativa da 8mila a 16mila euro.

Nella legge sulla stampa approvata ieri a Montecitorio rientrano ora anche le testate giornalistiche on line e radiofoniche.Nella diffamazione a mezzo stampa il danno sara' quantificato dal giudice in considerazione della diffusione della testata, della gravita' dell'offesa e dell'effetto riparatorio della rettifica. L'azione civile dovra' essere esercitata entro due anni dalla pubblicazione dell’articolo.
 

Esclusi i casi di concorso con l'autore del servizio, il direttore o il suo vice rispondono non piu' 'a titolo di colpa' ma solo se vi e' un nesso di causalita' tra omesso controllo e diffamazione, la pena e' in ogni caso ridotta di un terzo. E' comunque esclusa per il direttore al quale sia addebitabile l'omessa vigilanza l'interdizione dalla professione di giornalista.

In caso di querela temeraria, il querelante rischia di essere condannato al pagamento di una somma da mille a 10mila euro in favore delle casse delle ammende. Oltre al giornalista professionista, grazie alle nuove norme, anche il pubblicista potra' opporre al giudice il segreto sulle proprie fonti.[MORE]

Davide Scaglione


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