Cronaca

Dieci morti nel Canale di Sicilia, mentre l'Italia continua a violare la legge sui respingimenti

LAMPEDUSA, 27 MAGGIO 2012 – «Siamo un centinaio e rischiamo di affondare, ci sono già diversi morti. Veniteci a salvare». Dall'altro capo del telefono c'era Aden Sabrie, corrispondentea Roma per l'edizione somala della Bbc Radio. Una decina – anche se c'è chi parla di almeno il triplo – i dispersi. Il giornalista, nel pomeriggio di ieri, è riuscito a mettersi in contatto con una connazionale superstite, ricoverata in ospedale per una frattura, che ha raccontato di come uno dei tubolari del gommone sul quale viaggiavano si sarebbe sgonfiato a poche ore dalla partenza, facendo annegare molti migranti.
La motovedetta della Guardia costiera inviata per i soccorsi è stata coinvolta in un altro salvataggio sulla stessa rotta, lasciando i naufraghi a due navi mercantili.
I superstiti, ai quali secondo la sentenza della Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo del 23 febbraio 2012 doveva essere garantito l'accesso alle procedure di richiesta di asilo politico sono invece stati respinti e riportati al porto di Tripoli, in aperta violazione della legge.[MORE]

E intanto, venerdì, la guardia costiera recuperava davanti all'isolotto di Lampione il corpo di un altro migrante, probabilmente un trentenne proveniente dall'area subsahariana in mare da almeno una ventina di giorni. Per lui il “viaggio della speranza” si è fermato prima delle coste italiane. Sarà seppellito nel cimitero di Lampedusa, al posto del nome – sconosciuto – il numero 18.268. «Tante sono le persone che hanno perso la vita viaggiando verso la fortezza Europa dal 1988 ad oggi. Ed è un numero approssimato per difetto», come scriveva due giorni fa Gabriele Del Grande su Fortress Europe.

(foto: fortresseurope.blogspot.com/)
Andrea Intonti [senorbabylon.blogspot.it]