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BOLZANO, 6 SETTEMBRE 2011- Sembra incredibile, eppure non sono passati che dieci anni da quando, per la prima volta, l’Italia si è trovata a fare i conti con quella moneta nuova di zecca, che valeva 1936,27 Lire. Per chi ragiona ancora con le categorie del vecchio conio, ma anche per chi ha solo un vago ricordo della valuta che accompagnava i primi acquisti (e i problemi di matematica alle scuole elementari), arriva un sondaggio di Altroconsumo, che in occasione del decimo compleanno dell’Euro, realizza il primo studio generale sui costi della moneta unica per gli italiani.
Che a sorpresa, si scopre, sfata il luogo comune che la vedrebbe come un salasso per le tasche dei cittadini del Bel Paese. [MORE]
In realtà, dai primi dati macroeconomici dell’indagine,che prende in considerazione la spesa media da affrontare per usufruire di una serie di beni e servizi fondamentali, risulta che il potere di acquisto sarebbe diminuito del 7 per cento; colpa dell’inflazione, cresciuta del 21 per cento a fronte di un aumento del reddito pro capite del 14.
Secondo i dati Istat, la crescita dell’inflazione media si aggirerebbe intorno al 2,3 per cento annuo, il che vuol dire che i prezzi sarebbero aumentati quasi di un quarto nell’ultimo decennio. I rincari più forti, si sono registrati nel biennio 2007/2008, quando la speculazione su grano ed energia ha avuto effetti tanto forti, da diventare permanenti.
La spesa, insomma, è divenuta più salata proprio per gli alimenti di base, il cui prezzo è cresciuto in linea con l’inflazione, e in settori come tabacchi e alcolici (che registrano con l’acqua un impennata del 53 per cento), gas,carburanti e trasporti pubblici (rincarati tutti intorno al 35 per cento).
Non se la passano bene i viaggiatori, che nonostante il grande boom del low cost, hanno visto aumentare dal 147 per cento le navi, del 61 gli aerei, del 46 i treni e del 34 i taxi.
Segno evidente degli effetti della speculazione sul petrolio, costata cara a tutto il settore, e responsabile anche degli aumenti sulle bollette.
Se nei rami dell’economia dominati dagli oligopoli e dai cartelli, i prezzi continuano a salire, lo stesso non si può dire per le industrie dove è stata la liberalizzazione a farla da padrona; emblematico il caso dei farmaci, scesi del 28 per cento in dieci anni.
I rincari di minore entità si sono registrati per quel che riguarda abbigliamento e calzature, le spese
per il tempo libero e la cultura e il settore sanitario; eccezioni, in questo caso, i prezzi saliti alle stelle per istruzione e servizi di ristorazione.
L’inflazione, insomma, assicurano gli esperti, avrebbe seguito un andamento fisiologico; e a penalizzare i consumatori non sarebbe stata tanto la moneta unica, quanto i meccanismi nascosti dietro l’andamento medio dei prezzi, che hanno portato ad aumenti spesso ingiustificati in settori come l’acqua, il gas, il canone Rai o i trasporti.
Simona Peluso