Editoriale
Diciannove/nove
19 settembre 2012 - Oggi è il mio compleanno. Nato a Napoli il 19 settembre. Così è scritto sui documenti che riportano i miei dati anagrafici.
Si può scrivere un qualcosa di imparentato con un “editoriale” avente ad oggetto il proprio compleanno? Il buon senso porterebbe a dire di no.
Eppure…Napoli, 19 settembre millenovecentocinquantanove, ho “scoperto” che sono un luogo, un giorno, un mese e un anno di nascita che ho in comune con qualcun altro, che oggi però non può conteggiare un anno di vita in più, in quanto non gli è stato consentito.
Dal destino? Se vogliamo, chiamiamolo così.
Mi riferisco a Giancarlo Siani, giornalista per sua scelta ed eroe suo malgrado. Sarebbe stato bello, nell'era di facebook, cliccare "mi piace" su qualcuna delle sue appassionate inchieste, e fargli sentire in tanti la propria vicinanza, Ma nell'era di Facebook, Giancarlo non ha potuto giungere.
Siani era nato e cresciuto al Vomero, Napoli. Anch’io sono nato e cresciuto al Vomero, Napoli. La sua inconfondibile “Mehari” è verosimile che mi sia sfrecciata davanti mentre percorrevo una via Scarlatti o una Piazza degli Artisti a bordo della mia giovanile Honda 350 quadricilindrica, in qualche pomeriggio assolato di qualche secolo fa.[MORE]
A ventiquattro anni, i casi della vita hanno condotto Siani a Torre Annunziata, dove ha mosso i suoi passi coraggiosi e al tempo stesso temerari verso l’amata carriera giornalistica. Anch’io sono finito a Torre Annunziata, qualche tempo dopo Siani, ma di anni ne avevo all’epoca già quarantacinque. Un’età che Siani non ha potuto raggiungere, perché per lui la vita si è fermata molto prima.
A Torre Annunziata, sempre per “i casi della vita” sono finito svolgere l’attività di magistrato, sia pure onorario: giudice di pace. Ho potuto svolgere la mia attività senza che a qualcuno venisse in mente di impedirmelo. Ora la mia professione giudiziaria la svolgo altrove, nella Toscana dai colori tenui e sfumati, e l'ho anzi ampliata occupandomi di quel giornalismo online che Siani non ha fatto in tempo a conoscere,
Per Siani le cose sono andate diversamente. Il suo fervore – talvolta forse un po’ naif - con cui aveva approcciato la professione giornalistica, gli è valso una condanna a morte, sentenziata dal più iniquo dei “tribunali”, quello della malavita organizzata.
Difficile dire se Siani avrebbe potuto in questi giorni di settembre festeggiare, oltre al suo cinquantatreesimo compleanno, anche qualche brillante affermazione professionale. Probabile, direi, viste le doti e la personalità di Giancarlo. Ma non è detto…Chissà, forse sarebbero state necessarie altre caratteristiche di maggiore “diplomazia”, per assurgere ai “fasti” della professione.
Ah, a proposito: il 19 settembre è anche il giorno di San Gennaro… Per eccellenza, il santo dei miracoli. Nel caso di Siani non c’è però stato il “miracolo” più scontato: quello di poter continuare a svolgere privo di remore la propria professione, senza che nel “conto” per far ciò fosse ricompresa la sua stessa sopravvivenza.
Raffaele Basile