Dichiarazioni del Presidente della Fondazione T. Campanella Paolo Falzea
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Riceviamo e pubblichiamo
CATANZARO, 26 OTTOBRE 2014 - La nota della giunta pubblicata sul sito della Regione mi lascia basito.
E la prima volta che assisto ad una richiesta di dimissioni di qualcuno perché sta facendo con scrupolo il suo dovere gestendo una situazione difficilissima che è stata creata dall'insipienza di chi ha assunto decisioni scellerate nei confronti della fondazione. Oltretutto le procedure di licenziamento non rientrano nelle competenze del direttore generale che ha voluto comunque condividerle mettendoci la faccia e attirandosi il comprensibile malcontento di chi le ha subite solo per la sua grande correttezza istituzionale rendendosi conto che esse, soprattutto dopo il trasferimento delle uu.oo. non oncologiche, erano diventate un atto dovuto non più procrastinabile.
Per quanto riguarda l'invito rivolto a me a revocare i licenziamenti, prima di rispondere faccio una premessa,perché ritengo occorra essere molto chiari nei confronti dei lavoratori, che meritano il massimo rispetto e non possono essere presi in giro prospettandogli soluzioni impraticabili solo per tenerli calmi.
I problemi della Fondazione sono due e ben distinti, hanno cause diverse e richiedono soluzioni distinte che è bene non confondere. [MORE]
La situazione debitoria: causata dal mancato versamento da parte del socio Regione del fondo di dotazione iniziale e dalla scelta scellerata - assunta senza rendersi conto delle conseguenze che avrebbe determinato nonostante le decine di lettere che ho inviato a tutti prospettando i rischi - di ridurre dall'oggi al domani i finanziamenti da 40 a 10 milioni di euro senza consentire alla fondazione di ridurre i costi mantenendo gli stessi posti letto. La soluzione - già individuata d'intesa con là dott.ssa Stasi è la transazione nell'ambito del giudizio proposto dalla Fondazione contro la Regione per oltre 100 milioni di euro con il pagamento da parte della regione di 29 milioni di euro.
Prendo atto con soddisfazione che sono in arrivo le risorse che consentiranno lacopertura finanziaria della transazione. Se così è si eviterà la messa in liquidazione dell'ente e soprattutto si consentirà alla Fondazione di gestire ilcentro oncologico senza dovere fronteggiare ogni giorno i pignoramenti, ritardare il pagamento degli stipendi, elemosinare la fornitura di farmaci.
L'esubero di personale è un problema del tutto distinto che richiede soluzioni diverse. Esso è stato causato dalla scelta scellerata - anche qui assunta sottovalutando, nonostante le mie continue segnalazioni, le conseguenze che avrebbe avuto per il personale dipendente - della riduzione delle funzioni e dei posti letto. Per risolvere questo problema ci sono due strade: la prima, ripetutamente prospettata da più di un anno dalla regione, di un diverso utilizzo del personale attraverso una società in house (da ultimo la fondazione Calabria etica); la seconda, di fare un passo indietro rispetto a quanto fatto sinora, procedendo ad un incremento anziché ad una riduzione delle funzioni e dei posti letto assegnati alla Fondazione.
Prendo atto che la Regione nella nota inviatami ha abbandonato la soluzione della società in house sino ad oggi prospettata come imminente al punto da chiedere che i licenziamenti venissero ancora una volta ritardati per darle modo di renderla operativa e che oggi prospetta la seconda soluzione che, tuttavia, è estranea alla sua volontà ed è in mano alla struttura commissariale che ha la responsabilità della programmazione sanitaria.
Sul presupposto che la soluzione della società in house era ed è una soluzione non praticabile (anche se ritengo che la sua impraticabilità avrebbe dovuto essere verificata prima di prospettarla ai dipendenti) la fondazione,appronto un progetto di incremento delle funzioni e dei posti letto che consentirebbe il recupero di tutto il personale in esubero. Tale progetto richiede l'approvazione della struttura commissariale e la concessione in uso di locali da parte dell'Università. Non appena si saranno verificate tali condizioni la Fondazione riprenderà tutto il personale messo in mobilità.
Revocare oggi, che la Fondazione non ha i soldi per pagare questi dipendenti(budget 10 milioni e costi per il personale 14 milioni) i licenziamenti del personale in esubero, significa fare un danno erariale e porre in essere un comportamento che potrebbe integrare gli estremi del reato di bancarotta. Poiché ritengo che la giunta non voglia indurmi a fare un danno erariale o a commettere un reato, devo interpretare il suo invito come diretto a presentare alla struttura commissariale un progetto di incremento delle attività della Fondazione che consenta il recupero di tutto personale in esubero e, una volta messo nelle condizioni di avviare tale attività, reintegrare i dipendenti.
Il Presidente Fondazione T. Campanella
Prof. Paolo Falzea
Fonte ( Fondazione T. Campanella )