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Dichiarazioni del Premier Conte, riguardanti le misure per il contrasto al Coronavirus. Video

Le comunicazioni del Presidente del Consiglio, del Giuseppe Conte, riguardanti le misure per il contrasto al Coronavirus.
ROMA 4 FEB - Non è la prima volta che il nostro Paese si trova ad affrontare emergenze nazionali.
Ma siamo un Paese forte, che non si arrende: è nel nostro DNA.
Stiamo affrontando la sfida del Coronavirus. Una sfida che non ha colore politico, che deve chiamare a raccolta l’intera Nazione. È una sfida che va vinta con l’impegno di tutti: cittadini e Istituzioni, scienziati, medici, operatori sanitari, protezione civile, forze dell’ordine. L’Italia, tutta, è chiamata a fare la propria parte.
Da gennaio – quando avevamo appena due casi - abbiamo subito messo in atto misure che sono apparse drastiche, ma che in realtà erano semplicemente adeguate e proporzionate a tutelare la salute dei cittadini e a contenere la diffusione del contagio.

Abbiamo sempre agito sulla base delle valutazioni del comitato tecnico-scientifico, scegliendo sempre la linea della trasparenza e della verità, decisi a non alimentare diffidenze e complottismi. La verità è l’antidoto più forte, la trasparenza il primo vaccino di cui dotarci.
Una volta adottate le prime misure di contenimento, con riguardo soprattutto alla c.d. “zona rossa”, ho ritenuto doveroso spiegare a tutti i cittadini – anche al pubblico che di solito non segue quotidianamente l’informazione politica - cosa stava accadendo.

Siamo sulla stessa barca. Chi è al timone ha il dovere di mantenere la rotta e di indicarla all’equipaggio.
Oggi torno a parlarVi per informarVi che sono in arrivo nuove misure. Dobbiamo fare uno sforzo in più. E dobbiamo farlo insieme.
Partiamo dal dato positivo: in Italia possiamo confermare che la grandissima parte delle persone contagiate guariscono senza conseguenze.
Perché allora tanta preoccupazione, vi chiederete? Perché una certa percentuale di persone contagiate necessita di un’assistenza continuata in terapia intensiva.

Questo significa che finché i numeri sono bassi, il sistema sanitario nazionale può assistere efficacemente i contagiati.
Ma in caso di crescita esponenziale, è evidente che non solo l’Italia ma nessun Paese al mondo potrebbe affrontare una simile situazione d’emergenza in termini di strutture, posti letto e risorse umane.

Per questa ragione il Ministro della Salute Speranza ha dato immediato mandato nei giorni scorsi di aumentare del 50% la disponibilità nazionale delle unità di terapia intensiva e del 100% delle unità di terapia sub-intensiva.
Ma dobbiamo essere consapevoli che, nonostante tutti gli sforzi, non è possibile potenziare le strutture sanitarie in breve tempo per cui il nostro primo obiettivo deve essere il contenimento del contagio.

Dobbiamo continuare a lavorare insieme, verso un comune obiettivo. Non dobbiamo stravolgere le nostre vite ma assume un comportamento responsabile.
▪ Dobbiamo lavare spesso le mani.
▪ Starnutiamo e tossiamo in un fazzoletto o nella piega del gomito.
▪ Manteniamo 1m di distanza nei contatti sociali.
▪ Evitiamo abbracci e strette di mano e luoghi affollati.
Da qui al 15 marzo saranno sospese le attività didattiche nelle scuole e nelle università.
E non si svolgeranno manifestazioni sportive con la presenza del pubblico, in modo da prevenire ulteriori occasioni di contagio.
Già prima dell’emergenza coronavirus avevo affermato che l’economia italiana ha bisogno di una “terapia d’urto”. È una situazione straordinaria che necessita di misure straordinarie: chiederemo all’Ue tutta la flessibilità di bilancio di cui ci sarà bisogno per sostenere le famiglie e le imprese. E l’Europa dovrà venirci dietro e sostenere questo nostro sforzo.

Appronteremo un piano straordinario di opere pubbliche e private, grandi, medie e piccole. Dobbiamo immettere nuova finanza nell’economia e realizzare le infrastrutture che servono. Per alcuni investimenti, valuteremo la possibilità di applicare il modello del Ponte Morandi. Il modello Genova ci insegna che quando il nostro Paese viene colpito, sa rialzarsi e fare squadra, per tornare più forte di prima. Lo applicheremo ovunque sia possibile. Il “modello Genova” deve diventare il “modello Italia”.

Usciremo insieme da questa situazione, da questa emergenza. Sapremo superare questa difficoltà e riaffermarci in tutto il nostro valore. Quando questa emergenza sarà terminata, volgeremo lo sguardo indietro e sono convinto che saremo orgogliosi di come un intero Paese ha affrontato con coraggio e determinazione questa emergenza, decisa a rialzare la testa.
Donne e uomini che si sono dimostrati disponibili a rinunciare a qualcosa, pur di mostrare un gesto di responsabilità verso i più fragili