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Roma – Prosegue rovente la discussione sulle motivazioni della condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa di Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia e senatore Pdl. E ci mancherebbe che non fosse rovente il clima, dato che la corte di Appello ha considerato Dell’Utri il mediatore tra la mafia e l'attuale presidente del Consiglio.
Dell'Utri si difende ribadendo al Corriere della sera che si tratta di “roba vecchia” e di “incontri mai esistiti tra me, qualche mafioso e il cavaliere”.
Al Tg1 ripete che all'epoca non poteva sapere che il boss Vittorio Mangano, lo ‘stalliere’ di Arcore, fosse un boss: “Quando lo abbiamo assunto - spiega - non aveva mica un distintivo e non si sapeva la sua vita precedente: noi non abbiamo chiesto informazioni”. [MORE]
E ai mircofoni di Sky Tg24 conferma di considerare Mangano un eroe: “Se lei vuole farmelo ribadire, le dico di sì”, risponde ai giornalisti.
Pancho Pardi, deputato dell’Idv e membro della commissione di Vigilanza Rai, attacca la scelta del Tg1 di offrire uno spazio a un condannato in appello per mafia. “E’ inaudito!Prima nemmeno si dà la notizia poi, unico caso in Italia, si concede ad un condannato di difendersi, giustificarsi e rigettare la condanna in diretta televisiva. Il Cda e il direttore generale della Rai dovranno spiegarci in Commissione il perché di questo sfacciato trattamento di favore concesso a Dell’Utri”.
Dall'Idv e dal Pd arrivano le richieste di un commento del ministro Maroni, commento che vorrebbero sentire nell'elenco che leggerà da Fazio e Saviano lunedì prossimo.
Per il finiano Fabio Granata “Sapere che il Berlusconi imprenditore per molti anni ha invece ceduto e cercato mediazioni con la mafia non lo rende un esempio da seguire”.
Ilministro Mariastella Gelmini invece afferma: “Conoscendo bene sia il premier Berlusconi sia il senatore Dell’Utri - commenta - l’accusa di aver assunto Mangano per proteggere il premier mi appare totalmente inverosimile e sono sicura che il prossimo grado di giudizio potrà ristabilire la verità”.
Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli: "Il caso Dell’Utri non c’entra con il governo. Non mi pare che il collega parlamentare Dell’Utri faccia parte del governo", dice. Quanto alla posizione di "collegamento fra la criminalità organizzata e Silvio Berlusconi" indicata dalla magistratura, Matteoli si dice convinto che "su questo ci sarà la Cassazione che farà giustizia".
Aspettando la Cassazione, che non entra più nel merito dei fatti, censurando solo vizi di legittimità, auguriamo agli italiani un Governo per il bene di tutti.