Politica
Decreto Dignità, furia del Governo contro Boeri. Critiche su Di Maio e Salvini
ROMA, 16 LUGLIO – Scontro durissimo tra il Governo e L’Istituto nazionale di Previdenza. L’attacco al presidente Inps Tito Boeri di Luigi Di Maio è “senza precedenti”. Malvisto prima dai leghisti per le aperture sui migranti, ora lo è anche dal M5S per le stime negative sulle ricadute occupazionali del primo atto del governo, il dl Dignità. A causare lo scontro sembra esser stata la relazione tecnica rilasciata dall’Inps, secondo la quale in seguito al provvedimento approvato qualche giorno fa sarebbero circa 8 mila i posti di lavoro persi ogni anno. Di Maio ha lanciato una pesantissima accusa di complotto.
L’accusa da parte del Governo della presenza di una “manina” che secondo Di Maio avrebbe inserito nella relazione tecnica in questione quei numeri sul calo dei contratti è stata poi ritirata con una nota congiunta del vicepremier e del Ministro dell’economia Giovanni Tria: "Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio - si legge nella nota congiunta con Tria - non ha mai accusato né il ministero dell'Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al decreto dignità. Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella 'manina' che, si ribadisce, non va ricercata nell'ambito del Mef". Ma, si ribadisce, "in merito alla relazione tecnica che accompagna il Dl Dignità, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte Inps sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili".[MORE]
Pronta la risposta di Tito Boeri, che difende se stesso e l’Istituto che rappresenta: "È un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all'opinione pubblica", dice Boeri. "Nel mirino l'Inps, reo di avere trasmesso una relazione 'priva di basi scientifiche' e, di fatto, anche la stessa Ragioneria Generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell'Inps". "Spaventa invece questa campagna contro chi cerca di porre su basi oggettive il confronto pubblico", contrattacca. “Quanto al merito - aggiunge Boeri - siamo al negazionismo economico". Al dibattito si intromette anche il ministro dell’Interno Salvini, che da settimane ha uno scontro aperto con il Presidente Boeri e ne incita le dimissioni. "Il presidente dell'Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, che gli immigrati ci servono perché ci pagano le pensioni, che questo decreto crea disoccupazione" ha detto il vicepremier aggiungendo che "In un mondo normale se non sei d'accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell'Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti".
Più cauto e meno impulsivo di Salvini è certamente il suo collega Luigi Di Maio, che ammette l’impossibilità di rimuovere una carica così importante. "Non possiamo rimuovere Boeri ora, quando scadrà terremo conto che è un presidente dell'Inps che non è minimamente in linea con le idee del governo, non perché il presidente dell'Inps la debba pensare come noi, ma perché noi vogliamo fare quota 100, quota 41, la revisione della legge Fornero, l'Inps ci deve fornire i dati, non un'opinione contrastante". E assicura: "I soldi per fare queste cose li troveremo".
Piovono critiche nei confronti del governo, reo di essere incapace a risolvere e gestire determinate situazioni. In prima linea Forza Italia, con la capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini che accusa: "È lampante: Il movimento cinque stelle è incapace di governare. Il primo provvedimento, il decreto dignità, è pieno di errori e la sua relazione tecnica smaschera gli effetti recessivi che avrà sulla nostra economia. Luigi Di Maio grida al complotto ma dovrebbe fare mea culpa. La Lega si svegli". Le fa eco il deputato forzista Alessandro Cattaneo: "Facciamo due conti: la Ragioneria generale dello Stato scrive che il #decretodignità farà perdere più di 80.000 posti di lavoro con un costo per le casse dello Stato di oltre 840 milioni. In più la misura di chiusura dei negozi nei festivi mette a rischio 400 mila posti di lavoro (per un fatturato di circa 20 mld di euro). Per non dimenticare l'accordo #CETA che Di Maio vuole affossare ma che in poco più di sei mesi ha fatto aumentare l'export dell'Italia verso il Canada dell'11%". A cui si aggiunge anche Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, l’associazione che gestisce gli interessi della micro-imprenditoria: 'Il ministro Luigi Di Maio ha mosso una accusa gravissima, senza precedenti: deve immediatamente chiarire chi, a suo giudizio e secondo le informazioni in suo possesso, ha modificato la relazione tecnica al decreto dignità, inserendo informazioni false. Intervenire su documenti di quel tipo non è possibile dall'esterno dell'amministrazione e delle istituzioni: chi ha in mente il ministro quando parla di lobby?".
Federico De Simone
Fonte immagine: quotidiano.net