Politica

Decreto capienze in Cdm, manca accordo su discoteche

Decreto capienze in Cdm, manca accordo su discoteche. Salvini, 35% è presa in giro. Siae e Silb, impossibile riaprire

ROMA, 06 OTT - Arriva in Consiglio dei ministri il provvedimento sull'allargamento delle capienze per teatri, cinema, musei, stadi e discoteche anche se su quest'ultimo punto, dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico ad una capienza massima del 35%, non c'è ancora accordo tra le forze di maggioranza, con Matteo Salvini che parla di "presa in giro" e le associazioni di categoria pronte a scendere in piazza. 

Il 'pacchetto' di misure che entra in Cdm, valido solo per le attività in zona bianca, è quello delineato nelle ultime riunioni degli esperti e che ha come principio di fondo quello della gradualità delle riaperture, ribadito più volte dal presidente del Consiglio. Per quanto riguarda gli eventi sportivi, il Cts ha suggerito all'esecutivo di procedere ad un allargamento della capienza fino ad un massimo del 75% per gli stadi all'aperto e fino ad un massimo del 50% per gli impianti al chiuso. 

Capienza che "deve essere rispettata utilizzando tutti i settori e non solo una parte, al fine di evitare il verificarsi di assembramenti in alcune zone". Ovviamente, l'accesso sarà consentito solo con il green pass e sarà sempre obbligatorio l'uso della mascherina. Per cinema, teatri e sale da concerto, l'indicazione è per una capienza massima dell'80% al chiuso e del 100% all'aperto, sempre con green pass e mascherina. 

Nessuna limitazione, invece, per i musei dove però deve essere garantita "l'organizzazione dei flussi per favorire il distanziamento interpersonale in ogni fase, con l'eccezione dei nuclei conviventi". Su questi interventi c'è un sostanziale accordo nel governo e il via libera delle Regioni, anche se sia il ministro della Cultura Dario Franceschini nei giorni scorsi sia il sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali hanno ribadito che l'obiettivo è di riaprire tutto. 

"E' un primo passo - dice l'ex olimpionica del fioretto - Dobbiamo arrivare quanto prima al 100% e se la situazione epidemiologica e la vaccinazione continueranno così credo sia veramente questione di settimane". Non c'è invece accordo sulle discoteche, settore chiuso ormai da più di un anno. Nella riunione di martedì il Cts ha dato il via libera ma con molti paletti: massimo 35% di capienza al chiuso e 50% all'aperto, compreso il personale dipendente, utilizzo obbligatorio dei bicchieri monouso, impianti di aereazione senza riciclo di aria, un meccanismo di registrazione dei clienti che consenta un eventuale tracciamento dei presenti, obbligo di mascherina tranne quando si balla. Il perché di tanto rigore lo ha spiegato lo stesso Comitato: si tratta di "attività che si configurano tra quelle che presentano i rischi più elevati per la diffusione del virus". 

Per Matteo Salvini, ma anche per gestori e associazioni di categoria, si tratta di misure improponibili. E se il ministro della Salute Roberto Speranza è sulle posizioni degli esperti, dubbi li hanno anche in Forza Italia e nei Cinquestelle, con questi ultimi che chiedono ristori adeguati e immediati se rimarrà quello il limite. Spetterà a Mario Draghi la sintesi tra le diverse posizioni. 

"E' una presa in giro senza senso scientifico, sanitario, sociale ed economico. Con questi numeri rischiano di fallire 3mila aziende e 200mila lavoratori" dice il leader della Lega al quale si associa il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga: "con una capienza del 35% le discoteche non aprono, va fatto un ragionamento approfondito per ipotizzare un ampliamento". 

Categorica anche la Siae, già critica con la decisione di non eliminare i limiti di capienza per cinema e teatri: riaprire in queste condizioni è "impossibile". "I costi di gestione di un locale sono troppo ingenti per poter riaprire con gli introiti di un 35% di capienza - dice la società - . Sarebbe stato più onesto dire 'non ci sono le condizioni, non si può riaprire". Stesso discorso del presidente del Silb-Fipe Emilia Romagna Gianni Indino. 

"E' una capienza antieconomica che non ci consente di rimanere sul mercato. Riempiendo il locale solo al 35%, non si coprirebbero nemmeno i costi vivi. Vogliamo lavorare ma non rimetterci". Domani ci sarà il direttivo nazionale dell'Associazione a Roma e lì si deciderà se continuare a dialogare con il governo o "passare a proteste rumorose e diffuse"