Politica
De Luca, nuova inchiesta: "Non so niente". La giudice al telefono col marito: "É fatta".
NAPOLI, 12 NOVEMBRE 2015 - Indagato dalla Procura di Roma con l'accusa di concussione per induzione, assieme alla giudice che lo avrebbe minacciato per ottenere una nomina in favore del marito, il governatore della Campania Vincenzo De Luca passa subito al contrattacco dopo la notizia di ieri sera secondo cui è iscritto nel registro degli indagati insieme ad altre 6 persone in relazione alla vicenda della sua sospensione da governatore per l'applicazione della legge Severino, poi non avvenuta per l'accoglimento di un suo ricorso: “Sono parte lesa. Sostengo il lavoro dei magistrati”, ha detto il politico Pd in conferenza stampa. Il Pd mostra comunque tranquillità: "L'iscrizione è un atto dovuto", trapela dai vertici Dem. [MORE]
Secondo quanto si legge nel decreto di perquisizione che il 19 ottobre scorso è stato disposto dalla Procura di Roma nei confronti di tutti gli indagati, ad eccezione proprio di De Luca, il governatore "per il tramite di Giuseppe Vetrano e Carmelo Mastursi", sarebbe stato minacciato "di una decisione a lui sfavorevole da parte del tribunle civile di Napoli, con conseguente perdita della carica ricoperta" e per questo indotto "a promettere a Guglielmo Manna, sempre per il tramite dei due, la nomina a una importante carica dirigenziale nella sanità campana".
La minaccia, secondo l'ipotesi formulata dal procuratore Giuseppe Pignatone e dai pm Giorgio Orano e Corrado Fasanelli, sarebbe partita da Anna Scognamiglio: il giudice relatore del tribunale civile di Napoli che si sarebbe occupato del ricorso De Luca contro la sospensione dalla carica prevista della Legge Severino, "abusando della sua qualità e dei poteri decisionali nella controversia giudiziaria", avrebbe agito in concorso con il marito Guglielmo Manna e con gli intermediari Giorgio Poziello e Gianfranco Brancaccio. Sulla giudice Scognamiglio si muove subito anche il Consiglio superiore della magistratura.
Negli atti della Procura guidata da Giuseppe Pignatone, si ricostruiscono la condotta e le telefonate tra il giudice Scognamiglio e suo marito sia a ridosso della prima ordinanza, sia alla vigilia del secondo pronunciamento. E oggi i giornali hanno pubblicato parti delle carte dove sono riassunte le telefonate registrate dagli agenti della Squadra mobile di Napoli: Tu pensi di essere intelligente, ma anche io non sono fesso. Pure io sono furbo". L'avvocato Guglielmo Manna, ambizioso manager deciso ad ottenere un incarico di prestigio nella sanità campana, scherza con la moglie al telefono, Anna Scognamiglio, giudice del Tribunale civile che con le sue ordinanze darà ragione al governatore.
La giudice chiama il marito, addirittura dalla camera del consiglio che sta decidendo in senso favorevole per il governatore. "Abbiamo finito, è fatta", fa sapere lei. Intercettazioni e dialoghi imbarazzanti. C'è un sms che il marito invia allo staff di De Luca, rassicurandoli. "È andata come previsto". Poi, da una barca a Ponza, sempre al telefono, il 2 agosto scorso, Manna dice: "Sono stato chiamato in Regione". E poi: "Speriamo bene". Dialoghi, intercettazioni ambientali, segmenti di relazioni pericolose tra avvocati e politici. E al centro, sempre il giudice Scognamiglio.