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Ddl Province, il CdM autorizza la fiducia. La maggioranza trema

ROMA, 26 MARZO 2014 - In seguito alle due votazioni negative in merito al ddl Province, presentato già nella scorsa legislatura da Graziano Delrio, in commissione Affari Costituzionali, stamane il Consiglio dei Ministri ha deciso di blindare la votazione al Senato ponendo il voto di fiducia  su questo disegno di legge.

L'urgenza di questa riforma è ben chiara: se non passa entro la fine di Marzo, molti enti locali (province e comuni) ritorneranno alle urne per rinnovare con il voto diretto nell'election day del 25 Maggio, la classe politica in scadenza: 52 province a statuto ordinario più altre 21 commissariate nei due anni precedenti,

Il voto di fiducia posto su un provvedimento così importante, come quello sulle province, firmato tra l'altro dal braccio destro di Matteo Renzi, è un banco di prova per la tenuta della maggioranza, che non può mettere al rischio proposte riformatrici che arrivano dai più alti ranghi.

Mentre già ieri, con soli quattro voti di scarto, è stata respinta la condizione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Movimento 5 Stelle, oggi alla conta dei votanti, non deve mancare davvero nessuno. Mario Mauro, l'alleato di Per l'Italia, assente in commissione volutamente per bocciare gli emendamenti di SeL, dovrà ricompattare i suoi e votare la fiducia.

COSA PREVEDE IL DDL - Non chiamatela abolizione, ma "svuotamento". Il progetto di Delrio non va infatti ad intaccare l'esistenza dell'ente provinciale, bensì le funzioni ad esso collegato. Istituisce la Città metropolitane, trasforma le amministrazioni provinciali in enti di secondo livello e ridisegna la disciplina delle Unioni di Comuni riformando l'istituto della fusione comunale.

Non sarà prevista l'elezione diretta del consiglio provinciale. Il presidente è un sindaco in carica eletto dall'Assemblea dei primi cittadini. il Consiglio provinciale è costituito dai sindaci dei Comuni con più di 15.000 abitanti e dal presidente delle Unioni di Comuni del territorio con più di 10.000 abitanti. Non esiste più la Giunta.

CRITICHE - Le critiche più dure sono arrivate in questi giorni, così come nei mesi precedenti, dal Movimento 5 Stelle che, forte anche della sentenza della Corte dei Conti che minimizza a 35 milioni il risparmio prodotto da questo provvedimento e non di 2 miliardi previsti, sintetizza così la scelta politica di eliminare le province: "Il disegno di legge ha criticità multiple e sta in piedi perché il promotore è il braccio destro di Renzi.Lo scetticismo è trasversale: è irrisorio il risparmio per le casse dello Stato, la semplificazione amministrativa non c’è e la fase di transizione è fumosa e complicata".[MORE]

Sergio Sulmicelli

foto da corriere.it