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Ddl concretezza: ok dal CdM a nuove norme per il pubblico impiego

ROMA, 26 OTTOBRE – Il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta di Giulia Bongiorno – responsabile del Dicastero che dirige la Pubblica Amministrazione – ed ha deciso di collegare alla prossima legge di bilancio un ddl contenente nuove norme relative al settore del pubblico impiego e che prevedrebbe la creazione di una task force denominata “Nucleo della concretezza”, da cui appunto il provvedimento prenderà il nome. Il ministro Bongiorno aveva elaborato e presentato tale disegno di legge già lo scorso 14 settembre, affermando poi soddisfatta che la riforma consentirebbe alla PA di “tornare a correre”.

Secondo l’avvocatessa palermitana, il provvedimento sarebbe nato dall’esigenza di una semplificazione effettiva delle procedure amministrative, soprattutto per allinearsi alla tendenza della trasformazione telematica; in tale ottica, sarebbe ad esempio prevista una riduzione delle lunghe liste di attesa per ottenere la nuova carta d’identità digitale nonché l’introduzione delle innovazioni legate all’autocertificazione anche per quelle amministrazioni che ancora non la utilizzano. Altro obiettivo annunciato è quello di effettuare un giro di vite contro l’assenteismo e fare passi avanti nella lotta ai cosiddetti “furbetti”.

Più in particolare, il disegno di legge prevedrà l’introduzione di sofisticati lettori delle impronte digitali o per il riconoscimento dell’iride o della fisionomia del volto, al cui vaglio tutti i lavoratori del pubblico dovranno passare prima di iniziare il proprio turno in ufficio. Gli statali potrebbero dunque essere sottoposti ad una verifica biometrica dell’identità, che sostituirebbe gli attuali meccanismi di identificazione per la rilevazione dei presenti, anche se non è ancora specificato quale tipo di tecnologia verrà scelto nei successivi passaggi istituzionali – presumibilmente, ciò avverrebbe poi nei successivi decreti attuativi di tale legge. Sempre nella stessa ottica, sarebbe inoltre prevista l’installazione di più moderni apparati di videosorveglianza e per questo motivo le disposizioni hanno dovuto ottenere anche il parere favorevole dell’Autorità Garante della privacy e della protezione dei dati personali; per l’introduzione delle varie misure tecnologiche proposte, comunque, il MEF sarebbe pronto a stanziare 35 milioni per il 2019.

Per assicurare la concreta realizzazione delle misure indicate dal “Piano triennale per l’efficienza delle pubbliche amministrazioni”, verrebbe introdotta una task force denominata “Nucleo della concretezza”, istituita presso il Dipartimento della funzione pubblica. Quest’organismo dovrà fungere da supporto per i dirigenti della PA sia nella fase dell’individuazione delle modalità attraverso cui le singole disposizioni generali dovranno essere attuate, sia nell’elaborazione e nella realizzazione delle eventuali misure correttive. Il Nucleo sarebbe composto da 53 persone, di cui 23 già nei ranghi statali e 30 da assumere ex novo; al suo vertice verrebbe posto un dirigente generale, coadiuvato ed affiancato da altri due omologhi che si occuperebbero di compiti più specifici. La spesa prevista in questo caso ammonta a poco più di 4 milioni, sempre a decorrere dal 2019.

Tra i principali compiti del nuovo Nucleo, rientrerebbe quello di effettuare sopralluoghi e visite in collaborazione con l’Ispettorato della funzione pubblica, al fine di rilevare lo stato di attuazione delle disposizioni da parte del personale amministrativo, nonché per individuare nuove modalità di organizzazione e gestione delle risorse umane secondo criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità. La mancata attuazione di tali misure correttive eventualmente proposte dalla task force costituirebbe causa di attribuzione di responsabilità dirigenziale e disciplinare. Su queste basi, verrebbe poi creata addirittura una sorta di black list delle amministrazioni negligenti, iscritte in un elenco pubblicato sul sito del Dipartimento della funzione pubblica.

Sempre a partire dal 2019, inoltre, si consentirebbe a tutti gli enti pubblici e le strutture amministrative di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, nei limiti di un contingente che complessivamente impegnerebbe una spesa pari al 100% di quella relativa al personale di ruolo cessato nell’anno precedente, sbloccando così un ampio turnover. La normativa, in ogni caso, non si applicherebbe ai corpi di Polizia, Vigili del Fuoco, scuole ed università, per i quali dovranno poi essere previste ulteriori discipline di settore. Sempre al fine di assicurare un effettivo ricambio generazionale, però, ad ogni amministrazione verrebbe chiesto di elaborare periodicamente un piano di definizione del proprio fabbisogno; ciò viene reputato utile anche al fine di accrescere l’efficienza nell’organizzazione del lavoro e reclutare in via prioritaria figure professionali con elevate competenze in materia di digitalizzazione, razionalizzazione e semplificazione dei processi e dei procedimenti amministrativi, qualità dei servizi offerti ai cittadini, gestione dei fondi strutturali e delle capacità di investimento e contrattualistica. Più specificamente riguardo l’accesso al pubblico impiego, il ddl consentirebbe alle amministrazioni centrali, alle Agenzie ed agli enti pubblici non economici di procedere per il triennio 2019-2021 all’assunzione a tempo indeterminato di vincitori di concorso o allo scorrimento delle graduatorie vigenti fino ad un limite massimo dell’80% delle facoltà di assunzione maturate ogni anno. Verrebbero quindi contestualmente indette nuove procedure concorsuali.

Infine, il provvedimento mira a porre rimedio ai gravi disservizi verificatisi nell’utilizzo dei buoni pasto forniti da alcuni aggiudicatari dei servizi sostitutivi di mensa, risolvendo le convenzioni in essere relativamente ad alcuni lotti ed attribuendo alla Consip la gestione del recupero dei crediti vantati dalla PA nei confronti di tali società fornitrici che sarebbero inadempienti. Sarebbe poi prevista l’istituzione da parte del Tesoro di un nuovo fondo da ripartire tra le amministrazioni che non dispongano di risorse proprie per l’acquisto di buoni pasto da fornire ai dipendenti, ipotizzando una dotazione iniziale di 3 milioni per il 2019.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: rassegna.it