Politica
Ddl anticorruzione al vaglio del cdm: ecco cosa prevede
ROMA, 3 SETTEMBRE – Con la ripresa dei lavori parlamentari, la maggioranza che sostiene il governo si appresta ad avviare l’iter legislativo per giungere all’approvazione di una nuova normativa anti-corruzione. I tecnici del Ministero della Giustizia stanno infatti definendo i punti cardine del testo che porterà proprio la firma del ministro Bonafede e che a giorni giungerà sul tavolo del Consiglio dei Ministri, laddove verranno avviate le prime discussioni generali. [MORE]
Il testo si comporrà probabilmente di 6 articoli, incentrandosi in particolare sull’introduzione di un daspo anti-corruzione e del cd. agente provocatore. La normativa prevedrà infatti innanzitutto l’esclusione dagli appalti pubblici e dalla pubblica amministrazione per tutti i soggetti che riceveranno condanne in via definitiva superiori a due anni per reati di corruzione (e per questo è paragonata al divieto di accedere alle manifestazioni sportive, che nacque invece al fine di contrastare il fenomeno della violenza negli stadi o nei palazzetti). L’agente “provocatore” sarà invece una sorta di infiltrato sotto copertura in quei settori della PA in cui si teme siano in corso attività illecite; il suo compito sarà dunque quello di controllare dall’interno eventuali fenomeni corruttivi o criminali e rendere quindi più efficaci le indagini, secondo la proposta iniziale del M5S addirittura sondando la corruttibilità dei funzionari provando a promettere loro denaro od altre ricompense. Indiscrezioni ulteriori parlano, inoltre, di una stretta sulla prescrizione o comunque sulle tempistiche dei processi.
Più in particolare, nella relazione allegata al disegno di legge si può già leggere la lista dei reati per i quali verranno applicate l’interdizione dai pubblici uffici ed il daspo: malversazione aggravata dal danno patrimoniale grave, abuso d’ufficio aggravato dal vantaggio o dal danno di rilevante gravità, corruzione propria, corruzione attiva, corruzione per l’esercizio della funzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, concussione, istigazione alla corruzione ed infine traffico di influenze illecite. L’imprenditore considerato corrotto non potrà evitare il daspo nemmeno dopo aver scontato positivamente la pena con l’affidamento ai servizi sociali né dopo aver ottenuto la riabilitazione. Persino chi otterrà la sospensione condizionale della pena oppure sceglierà la via del patteggiamento potrà ricevere il daspo e l’interdizione dai pubblici uffici.
Il ministro Bonafede ha assicurato che tale riforma farà dell’Italia il Paese capofila nella lotta alla corruzione a livello internazionale, “nonostante ora ne sia fanalino di coda”. Il Guardasigilli ha parlato di una normativa “rivoluzionaria”, che consentirà a tutti i cittadini di fidarsi dello Stato e delle istituzioni e di investire “senza il timore di essere danneggiati dai corrotti”. “Fare i furbi, rivolgersi agli amici degli amici ed allungare la mazzetta saranno azioni che apparterranno al passato di questo Paese. La giustizia spazzerà via per sempre la metastasi della corruzione e si occuperà di offrire il suo servizio ai cittadini” – ha concluso Bonafede, che ha poi annunciato anche un possibile rafforzamento dell’utilizzo dello strumento delle intercettazioni a scopo investigativo. A questo proposito, è possibile che vengano ripresi svariati spunti della riforma Orlando, che era in cantiere negli ultimi mesi della scorsa legislatura e che è stata poi accantonata.
Anche il vicepremier Di Maio ha esultato per la possibile stretta legalitaria: “Il ddl conterrà norme attese da anni e mai introdotte, solo perché la politica aveva paura di farlo. In questo provvedimento ci sono tutte le nostre più grandi battaglie. Toglieremo le mani dalla marmellata a tanti furbi che da altri governi sono stati invece coperti”. Alcune critiche, invece, sono già piovute dall’Associazione Nazionale Magistrati e da molti penalisti nonché dal Presidente dell’ANAC Cantone, in particolar modo circa la figura dell’agente provocatore, che potrebbe indurre a nuove attività corruttive piuttosto che scoprirne fenomeni già in atto.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: affaritaliani.it