Dda:strategia della tensione da parte dei clan nei lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 SA-RC
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Reggio Calabria, 30 maggio 2012 La richiesta e riscossione del "pizzo" alle numerose imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 SA-RC, pari al 3% dei lavori eseguiti, da parte della cosca Nasone - Gaietti di Scilla era "sistematica. Lo evidenziano gli inquirenti in riferimento al fermo, eseguito stamani, su ordine della Dda di Reggio Calabria,di 12 presunti esponenti del clan. Gli inquirenti hanno verificato e documentato sei casi di danneggiamento finalizzati all'estorsione di somme di denaro. [MORE]Le pressioni sulle ditte impegnate nei lavori riferiti al tratto di competenza del clan erano esercitate attraverso danneggiamenti, incendi e vari altri atti intimidatori all'interno dei cantieri. La cosca Nasone-Gaietti, in quanto "proiezione" territoriale della 'ndrangheta nella fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria, era "legittimata" dagli altri clan a "sollecitare" attraverso reiterate azioni di danneggiamento ed intimidazioni ed a riscuotere, una quota dei proventi delle estorsioni connesse ai lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 SA-RC pari al 3%, "somma - si legge negli atti - pretesa a titolo di imposizione di "pizzo" anche in Calabria da parte delle cosche che esercitano il proprio dominio nei territori in cui vengono eseguiti i lavori". Per quanto riguarda le estorsioni contestate, il danneggiamento dei mezzi di lavoro e' il segnale lanciato dalla consorteria criminale alla ditta appaltatrice. "I danneggiamenti, pianificati nei minimi dettagli - scrivono gli inquirenti - ed accompagnati dalla minuziosa conoscenza delle aree di cantiere da parte degli arrestati, erano finalizzati a mettere i responsabili delle varie ditte in contatto con gli emissari criminali di volta in volta designati, come condizione necessaria al regolare proseguimento dei lavori". La conoscenza precisa dei luoghi e delle realta' lavorative delle ditte impegnate era talvolta favorita dall' assunzione nelle stesse ditte di accoliti che diventano veri e propri collegamenti con i criminali di riferimento. Nel caso in cui il segnale non veniva immediatamente recepito, veniva attuata una serie di intimidazioni fino a raggiungere gli obiettivi desiderati. "Tale escalation - affermano gli inquirenti - e' sempre pianificata, concepita e metodicamente realizzata. Ogni atto fa parte di una precisa "strategia della tensione" senza soluzione di continuita'. In tal modo la cosca mafiosa ha condizionato il regolare e quotidiano svolgimento della vita economica e sociale della comunita' scillese; non sono state risparmiate neanche le piccole attivita' economiche del territorio". Nessuno poteva interferire con gli interessi della cosca. Emblematico il caso di una piccola attivita' commerciale storica scillese che, nella notte tra il 18 e 19 febbraio scorso, ha subito l' incendio dell'esercizio commerciale ubicato nel porticciolo turistico di Scilla. Unica colpa del titolare: aver richiesto al Comune di Scilla una nuova concessione in un'area del porto di interesse della cosca.