Estero
Dall'ONU decisione storica: risarcita donna bosniaca stuprata durante la guerra nell'ex Jugoslavia
GINEVRA, 4 Settembre - Sono trascorsi 14 anni dalla fine della guerra in Bosnia Erzegovina. Tre anni, 8 mesi, una settimana e 6 giorni, dal 6 aprile 1992 al 14 dicembre 1995, come tutte le guerre civili e non impartiscono, l'ex territorio jugoslavo è stato vittima di atrocità disumane, tante le vittime. Questo conflitto è stato particolarmente deleterio per le donne bosniache, vittime di stupro e di altre forme di violenza. In Bosnia, durante la guerra, lo stupro è stato impiegato come un' arma studiata a tavolino e imposta ai soldati come un dovere. Ci si prefiggeva di umiliare non le stesse donne (meri oggetti agli occhi degli stupratori) ma i loro uomini, la loro "etnia"; di fare in modo che il nemico (maschio) perdesse le proprie fabbricatrici di bambini o che queste fabbricassero altri serbi. Le donne che hanno subito queste violenze hanno tra gli otto e gli 80 anni: molte sono morte, molte sono sopravvissute, ma come? Soffrono ancora di gravi problemi fisici e psicologici, ecco come. La maggior parte di loro è muta su quanto ha subito, omertosa per la vergogna, per un senso di colpa, ingiusto ma percepito, pesante come un macigno, altre donne (poche), diversamente, hanno raccontato la loro testimonianza ai giornali, confessando la loro umiliazione nel corpo e nell'anima, una devastazione fisica e psicologica.
Nei primi rapporti sulle conseguenze della guerra, Amnesty International avvertì, già all'epoca, che "alle sopravvissute non era riconosciuto l'accesso alla giustizia" e accusava le autorità della Bosnia Erzegovina di aver ampiamente fallito nell'assicurare un'adeguata riparazione alle vittime della violenza sessuale.
Oggi 4 settembre 2019, per le "martiri" del conflitto è una giornata storica, infatti una decisione delle Nazioni Unite ha ordinato alla Bosnia di risarcire una donna violentata da un soldato durante la guerra e di istituire un piano nazionale di risarcimento dei crimini di guerra. La donna, la cui identità rimane protetta, è stata violentata nel 1993 vicino a Sarajevo, il suo stupratore è stato condannato e gli è stato ordinato di pagare 15mila euro di risarcimento, soldi che l’uomo ha negato di avere. Così da lì il Comitato ha stabilito che sarà lo Stato a pagare, così ordina la sentenza. Il caso è stato portato davanti al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, secondo gli attivisti, questa denuncia risalente ad un episodio del 1993, fungerà da apripista alle tante vittime che vorranno chiedere un risarcimento in nome delle leggi internazionali.
"Consideriamo questa decisione rivoluzionaria, non solo per la Bosnia ma anche a livello globale perché l’ONU ha preso una decisione di tale portata su una denuncia di una vittima di violenza sessuale “, dice Adrijana Hanusic Becirovic, consulente legale senior di Trial International. Secondo le Nazioni Unite sarebbero almeno 20mila le donne vittime di violenza sessuale come strumento di guerra durante la guerra in Bosnia negli anni ’90 in cui morirono oltre 100mila persone.
L'ONU ha stabilito che la Bosnia ha violato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e dovrà procedere a un risarcimento tempestivo equo ed adeguato, a cure mediche e psicologiche gratuite alla vittima, nonché scuse pubbliche.
Aggredite, violate e per troppo tempo dimenticate, finalmente le vittime degli stupri di massa possono avere giustizia. Nessuno mai restituirà la serenità a queste donne, ma le loro urla, adesso, non verranno soffocate.
Laura Fantini
fonte immagine balcanicaucaso.org