Cultura e Spettacolo
Seta e Storia: l'arte nobiliare di Catanzaro
L'arte nobile della Seta a Catanzaro e il suo richiamo di eccellenza fino in Francia
C'era un tempo, a Catanzaro in Calabria, in cui fioriva l'alta arte della seta. Questa pregiata conoscenza serica, inizialmente introdotta dai Bizantini, si perfezionò nel corso dei secoli grazie agli influssi dei Saraceni e alle fasi normanne e sveve. Tale evoluzione fu in parte agevolata anche dalla presenza della comunità ebraica...
Nel dizionario etimologico, il termine "arte" racchiude significati come dinamismo, ispirazione, adattamento e abilità. Oltre a fedeltà, maestria, nobiltà, composizione accurata e soprattutto perfezione - un termine che sottolinea il raggiungimento dell'apice o della completa realizzazione.
In effetti, l'arte della seta a Catanzaro aveva raggiunto la perfezione quando altrove si trovava ancora in fase sperimentale. Questo risultato fu ottenuto anche grazie all'ardente dedizione dei Catanzaresi, i quali persino portarono l'arte della seta in Francia, secondo una tradizione locale.
In quei tempi, l'industria serica era un pilastro essenziale per la popolazione cittadina e rurale. Le strade di Catanzaro erano animate da pittoreschi abiti di damasco, prodotti proprio lì. La seta rivestiva un ruolo fondamentale nei corredi delle spose, anche di umili origini.
Ci troviamo a Catanzaro, conosciuta come la città delle "3 V": San Vitaliano, Vento e Velluto. Immaginiamo questo scenario...
Tuttavia, stavolta, l'immagine da immaginare non è sbiadita né in bianco e nero, poiché i velluti prodotti qui erano straordinariamente vivaci e colorati. Un esempio di questa magnificenza fu il parato di velluto verde ornato d'oro, donato dall'Università di Catanzaro a Ladislao I, Re di Napoli. Questo sontuoso velluto decorava la sala della Reggia dei Durazzo nel Castel Capuano, a Napoli, durante gli ultimi anni del Trecento.
Una rievocazione storica
Questa colorata immagine ci trasporta indietro al medioevo, un periodo in cui la coltivazione dei gelsi, l'allevamento dei bachi da seta per produrre bozzoli, la filatura e la tessitura erano abilmente praticati in Calabria. Questa regione, in quei tempi, era una delle principali fornitrici di seta a livello globale.
Come spesso accade nelle storie calabresi, vari elementi si sono intrecciati. Le conoscenze seriche furono introdotte in Calabria dai Bizantini, provenienti dall'Oriente, e successivamente perfezionate con l'influenza dei Saraceni, trasformandosi nella nobile arte della Seta durante l'era Normanna e Sveva. Anche la colonia ebraica ebbe un ruolo importante in questo processo, con il suo ghetto e la sinagoga nel centro storico di Catanzaro. Fu in questo periodo che nacquero anche le prime istituzioni bancarie in città.
L'introduzione dell'arte della seta in Calabria sembra risalire al periodo tra la fine dell'XI secolo e la prima metà del XII, con l'arrivo dei Normanni. Questo momento storico segnò il passaggio dall'epoca Bizantina a quella Latina.
Ancora di più
Tuttavia, è innegabile che già nel XIII secolo la Calabria vantasse la supremazia nell'arte serica in tutta la penisola e Catanzaro godeva di notevoli privilegi. Questi privilegi contribuirono alla crescita dell'Arte, in particolare l'arte nobile della seta. I mercanti di Catanzaro godettero di esenzioni doganali, e tra il XV e il XVI secolo fu addirittura istituito il Consolato dell'Arte della Seta, il primo consolato del Regno dopo Napoli. Questo consolato era composto dai tre consoli dell'arte nobile della seta.
Un'altra testimonianza storica si trova ancora oggi nelle strade di Catanzaro, come via della Seta e via Filanda. Quest'ultima strada è situata nel quartiere Maddalena, in memoria delle filande che un tempo erano lì. Proprio qui avveniva la preziosa lavorazione della seta.
Oltre il folklore: l'arte nobile della seta a Catanzaro
La coltivazione dei gelsi, l'allevamento dei bachi da seta per i bozzoli e la filatura, o "trattura" come era chiamata la fase di dipanatura dei fili dai bozzoli per creare le matasse, erano pratiche ampiamente diffuse a Catanzaro, eseguite con grande maestria e raffinatezza. Queste attività coinvolgevano un gran numero di lavoratori.
Il processo funzionava in questo modo: i contadini si occupavano della coltivazione dei gelsi e dell'allevamento dei bachi da seta presso le loro abitazioni. Successivamente, portavano i bozzoli al mercato e li vendevano a filatori locali o mercanti stranieri. Le filande erano luoghi di lavorazione dei bozzoli. Dopo la stufatura, i fili venivano dipanati e avvolti in matasse. Questa fase era svolta prevalentemente dalle donne.
I bachi da seta venivano immersi in acqua riscaldata in una caldaia chiamata "A Caddara", posizionata su un treppiede chiamato "U Trippedi", con carboni ardenti e fiamme. In seguito, vennero sviluppate fornaci più grandi.
Le donne filandare, dopo aver raggiunto la temperatura ottimale dell'acqua, agitavano i bozzoli in un movimento circolare con un attrezzo fatto di piccoli rametti. I capi di seta si attaccavano ai rametti. A questo punto, il filo veniva avvolto attorno a un grande aspo per creare la matassa, che veniva poi posta ad asciugare.
L'immagine
Tuttavia, questa immagine colorata evoca anche qualcosa di più: vedo donne impegnate nel segreto delle loro umili case. Qui, lavoravano bollendo l'acqua e con abilità magica, estraevano il prezioso filo di seta. Un filo destinato a essere avvolto in matasse e successivamente filato, forse utilizzando anche un attrezzo chiamato "conocchia". Queste donne erano impegnate nella creazione di un filo destinato a diventare un tessuto intriso di audacia, carico di desideri, speranze e visioni.
La storia ufficiale ci racconta che queste matasse poi passavano ai telai per essere trasformate in damaschi che ancora oggi adornano le sale delle corti italiane ed europee, ora forse nei musei. Questi damaschi vestivano donne, rendendole splendide. Inoltre, accompagnavano momenti rituali come nascite, matrimoni e morti. Per coloro che hanno la fortuna di possedere un pezzo, questi damaschi custodiscono ancora gelosamente l'essenza di coloro che hanno contribuito a creare quest'opera di maestria.