Cultura e Spettacolo
Dalla & De Gregori - La sera dei miracoli a Barletta
BARLETTA - “Ecco stasera mi piace così, con queste stelle appiccicate al cielo…”.
A Barletta, ieri sera, nel fossato del castello svevo-angioino erano due, le stelle, a rendere magica una notte di musica e di parole.
Francesco De Gregori e Lucio Dalla incantano per tre ore il pubblico, tornato dalle vacanze oppure rimasto in città, con la loro seconda tappa pugliese del WorkInProgress Tour 2010, dopo Ostuni.[MORE]
Trentadue canzoni, il tempo scorre veloce e fa sembrare vicino quel lontano 1979, l’anno di “Banana Republic”, la leggendaria tournèe che rese ancora più celebri queste icone del nostro Belpaese.
Una scaletta zeppa di classici (Piazza Grande, L’anno che verrà, Buonanotte fiorellino, Viva l’Italia) e interrotta, qua e là, da momenti di vero godimento per quanti sperano di ascoltare canzoni meno note ma altrettanto meravigliose: rispolverano, come regali inaspettati, “Due zingari” e “La sera dei miracoli”.
Le avevano già eseguite in primavera salvo poi (inspiegabilmente) toglierle dallo spettacolo estivo.
E invece rieccole, cariche di fascino, di mistero, di magia.
“…e due zingari stavano, appoggiati alla notte, forse mano nella mano e si tenevano negli occhi” fa a gara con “e in mezzo a questo mare cercherò di scoprire quale stella sei. Perché mi perderei se dovessi capire che stanotte non ci sei…”.
Difficile stabilire un vincitore, specie quando Dalla e De Gregori sembrano fare a gara per decretare chi dei due ha scritto la canzone più bella.
Inizia il Principe romano con “La donna cannone”, pianoforte e voce: finita, pensi che di più belle non ce ne siano.
Risponde l’esilarante cantautore bolognese: “Caruso”. Sempre, pianoforte e voce.
L’ applausometro va a pari, come è giusto che sia. E i cuori dei presenti palpitano di ricordi. E di magia.
Proviamo però a seguire il tempo, raccontando lo spettacolo.
A voler tornare indietro, incontriamo un rasoio elettrico e quella faccia da giullare di Dalla: “Tutta la vita, con questo orribile rumore”.
Poi subito un colpo basso: “Anna e Marco”, una delle più belle canzoni mai scritte in Italia.
Tocca a De Gregori: “Titanic” e “La leva calcistica della classe ‘68”, impreziosita dal maestoso sax di Lucio.
Brani rock, come “L’agnello di Dio” e “Nuvolari”, oltre alle intensissime “La Storia” (suonata divinamente al pianoforte da Francesco) e soprattutto “Santa Lucia”. Il pubblico è assorto, silente. “…fa che gli sia dolce la pioggia nelle scarpe, anche la solitudine”. Quando poche parole ti dicono tutto. Anzi, di più.
Tre inediti impreziosiscono la scaletta: “Granturismo” (la canzone dei viaggiatori che si fanno viaggiare, come dice Dalla…), “Gigolò” e “Non basta saper cantare, primo di tre bis.
In mezzo, una divertentissima “Disperato erotico stomp”, accompagnata dal batter di mani dei presenti e “La valigia dell’attore”, una dei più bei ritratti sulla vita di un artista.
E poi un tuffo nella nostra Memoria, in quella di tre generazioni che si incontrano sulle sedie del Castello: 4 marzo 1943, Futura, Rimmel (con discutibilissimo testo proiettato a mò di Karaoke…), Il bandito e il campione.
Si chiude con “Balla balla ballerino” e tutti quanti assiepati sotto al palco, per liberare quella innata voglia di far casino.
“…prendi il cielo con le mani vola in alto più degli aeroplani non fermarti…”.
Si finisce da dove avevamo iniziato: il cielo, le stelle.
Che ieri avevano i nomi di Francesco De Gregori e Lucio Dalla.
[Lucio Dalla & Francesco De Gregori ieri sera a Barletta - Foto di Giulia Fasiello]