Cronaca
Dalai Lama cittadino onorario di Milano. Proteste della comunità cinese
MILANO, 20 OTTOBRE – Oggi pomeriggio presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano, nel corso di un evento con gli studenti organizzato dalla Bicocca, il presidente del Consiglio comunale di Milano Lamberto Bertolé ha conferito la cittadinanza onoraria a Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso, in qualità di testimone di pace e solidarietà nel mondo e come riconoscimento del suo impegno a favore del dialogo, della pace e del suo messaggio di tolleranza, teso all'affermazione dei valori di libertà, di non violenza e dei diritti umani. La delibera per il conferimento dell'onorificenza era stata approvata lo scorso febbraio dall'Aula consiliare. [MORE]
Tenzin Gyatso ha ricevuto la cittadinanza onoraria «per l'alta testimonianza spirituale offerta come prima autorità religiosa del popolo tibetano e come punto di riferimento per le tradizioni del Buddismo nel mondo». «Tenzin Gyatso – si legge ancora nella motivazione - è un fervente promotore del dialogo tra i popoli e le religioni e si è adoperato con esemplare costanza nell'intreccio di relazioni tra scienziati, filosofi, teologi e leader spirituali al servizio della pace e dello sviluppo equo del pianeta. La sua azione spirituale e civile ha contribuito a connettere le religioni con i temi della contemporaneità, promuovendo un umanesimo rispettoso delle culture e capace di valorizzare la parte migliore di ogni tradizione spirituale».
Ancora: «Tenzin Gyatso ha reso onore al valore della libertà umana promuovendo la dignità della persona e favorendo l'uguaglianza e la parità dei diritti tra tutti gli esseri umani. Il contributo di Sua Santità alla risoluzione dei più gravi problemi globali contemporanei è stato di ispirazione e sostegno al dibattito civile a livello internazionale. Temi come i pericoli e le opportunità della globalizzazione, le migrazioni e l'accoglienza, la tutela dell'ambiente e il diritto globale alla salute e alla dignità contro il primato del profitto hanno trovato nelle parole e nell'insegnamento di Tenzin Gyatso analisi e soluzioni di grande lungimiranza ed efficacia. Il premio Nobel per la Pace ricevuto da Sua Santità nel 1989 ha suggellato il valore universale del suo insegnamento e della sua azione a favore della convivenza pacifica. Milano riconosce nel XIV Dalai Lama un testimone luminoso dei propri valori di dialogo e tolleranza, laboriosità e impegno per il bene comune e sigilla con la cittadinanza una feconda amicizia spirituale e una profonda affinità di intendimenti a favore della libertà e della pace».
Il leader spirituale tibetano si è detto «felice e onorato» dell’onorificenza, aggiungendo: «mi piacciono più i diritti». «Adesso – ha detto scherzando - vorrei sapere quali sono i miei diritti e quali i miei doveri».
«Il mio impegno per migliorare il mondo si basa sul buon cuore - ha proseguito Tenzin Gyatso nella sua lectio dal titolo "Etica e consapevolezza in un mondo globale" davanti a oltre duemila studenti milanesi - la cosa più importante per fare ciò è l'istruzione, dall'asilo fino all'università. Ma anche questa va rivista. L'istruzione moderna è troppo diretta a un sistema materialistico e non tiene presente l'individuo, dovrebbe essere più spiritualista». «Questo concetto – ha aggiunto - è legato a quello dell'etica secolare, che vuol dire rispetto per tutte le religioni e anche per coloro che non appartengono a nessuna religione. Un rispetto universale».
Il Dalai Lama ha poi parlato delle contestazioni nei suoi confronti. «Ci sono proteste da parte di cinesi - ha detto - alcuni per ignoranza, perché non sanno quello che penso e faccio, protestano, altri invece sono organizzati apposta dalle ambasciate cinesi per creare delle problematiche. Se poi li incontrate magari a livello individuale la pensano diversamente».
Attraverso un comunicato è arrivata da Roma la protesta dell'ambasciata cinese: «Il fatto che il Consiglio comunale, le altre istituzioni siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama e gli conferiscano la cittadinanza onoraria –si legge - ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese. Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi».
Questa la replica del Dalai Lama da Milano: «Io non promuovo l'indipendenza del Tibet, noi vogliamo rimanere con la comunità cinese. Ma ci sono alcuni testardi che dicono che io sono separatista, ma assolutamente no, non lo sono». «Nel 2011-ha spiegato mi sono ritirato ufficialmente da tutte le responsabilità politiche. Prima, per oltre 400 anni il Dalai Lama è stato il capo politico e spirituale del Tibet. Lo dico con grande orgoglio e onestà. E infatti, il nostro popolo sta facendo le elezioni».«Adesso - ha concluso - sembra che i cinesi sono più preoccupati del Dalai Lama che il Dalai Lama stesso. E’dal 1969 che ho detto che l'istituzione del Dalai Lama, che è vecchia 4 secoli, dipende solo dal volere dei tibetani. Se vogliono questa istituzione oppure no».
[foto: huffingtonpost.it]
Antonella Sica