Estero

Dal Benin l'appello del Papa ai responsabili politici ed economici: "Non manipolate i vostri popoli"

COTONOU (BENIN), 19 NOVEMBRE 2011 - Accolto da una folla osannante che lungo i circa 40 chilometri da Cotonou a Ouidah ha assistito al suo passaggio, e acclamato da genti festanti, il Pontefice nel secondo giorno in Benin, dove si trova per il secondo sinodo dell’Africa, si rivolge ai popoli di quell’Africa ch’egli definisce “polmone spirituale dell’umanità”, ed indica loro la giusta strada per affrancarsi dalla dittatura della sopraffazione e dell'egoismo.[MORE]

Benedetto XVI parla a tutta l'Africa, incontra il popolo ed i leader politici. Dal Benin rivolge un significativo appello, i cui destinatari non sono solo i responsabili politici ed economici dei Paesi africani, ma quelli di tutto il mondo; l’appello è quello di non “manipolare i propri popoli e non togliere loro la speranza" - ha proseguito Benedetto XVI – “Fateli partecipare al buon governo, non amputate il loro futuro mutilando il loro presente! Abbiate un approccio etico". Un implicito monito contro la corruzione politica, gli scandali, la strumentalizzazione del nome di Dio per giustificare la violenza e l'individualismo.

Joseph Ratzinger invoca un dialogo interreligioso che non calpesti le diversità, anche se osserva “nonostante gli sforzi compiuti, sappiamo che talvolta non è facile” e mette in allerta dai conflitti "in nome di Dio". E’ schietto quando nel palazzo presidenziale di Cotonou si rivolge agli esponenti politici, diplomatici e religiosi del Paese, lì presenti: “Non mi sembra necessario ricordare - ha detto - i recenti conflitti nati in nome di Dio, e le morti date in nome di Colui che è la Vita. Ogni persona di buon senso comprende che bisogna sempre promuovere la cooperazione serena e rispettosa delle diversità culturali e religiose". Una cooperazione che – sottolinea Benedetto XVI - può aiutare le persone a comprendersi meglio e a vivere insieme serenamente.

Per indicare l’intesa tra differenti culture usa l’immagine della mano e spiega "La compongono cinque dita, diverse tra loro. Ognuna di esse però è essenziale e la loro unità forma la mano. La buona intesa tra le culture, la considerazione non accondiscendente delle une per le altre e il rispetto dei diritti di ciascuno sono un dovere vitale. Occorre insegnarlo a tutti i fedeli delle diverse religioni. L'odio è una sconfitta, l'indifferenza un vicolo cieco, e il dialogo un'apertura!".

Il Papa ha poi ricordato di aver spesso associato l’idea di speranza all'Africa, puntualizzando "So che le parole non hanno ovunque lo stesso significato, ma speranza varia poco nelle diverse culture". Nell'Esortazione Apostolica "Africae Munus" che ha firmato oggi nella Cattedrale di Ouidah., il Papa si sofferma anche sulla condizione delle donne "Se e' innegabile - scrive - che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignità, i suoi diritti così come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla società continuano a non essere pienamente riconosciuti, nè apprezzati". “Troppo numerose - sottolinea Benedetto XVI - sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale", esorta dunque ogni cristiano "a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo". “E in questo contesto, aggiunge il documento, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società".

Sara Marci