Cultura e Spettacolo
"D' un tratto nel folto del bosco" di Amos Oz
In un paese sconosciuto una grande assenza pervade le strade e gli animi dei cittadini: l’assenza di animali. Proprio così. In questo vecchio villaggio non esistono animali.[MORE]
Non pensate solo a cani, gatti, mucche, uccelli, ma anche a quei piccoli insetti che, pur non accorgendoci, accompagnano le nostre giornate: le farfalle sui fiori, il ronzio di api e mosche, la lumaca sui prati bagnati o la biscia che striscia.
E ancora: nessuna mucca da mungere, nessun coniglio da accarezzare, nessun pesce da pescare e nessuna lucertola da rincorrere.
Ma due ragazzini, Mati e Maya, cresciuti con questa assenza, guardandosi intorno, non riescono a comprendere molte cose.
Perché la maestra fa quei disegni buffi? Perché il vecchio Almon, che tutti dicono il “pastore”, è sempre triste e solo? Perché la fornaia lancia sempre delle briciole nell’aria?
I due ragazzi sono curiosi di scoprire l'origine dell’antico sortilegio e decidono d’inoltrarsi in quel bosco folto e misterioso dove i grandi impediscono di andare.
E proprio in quella scura vegetazione che incontreranno Nehi, il demone dei monti, e Nimi, il bambino ammalato di nitrillo.
D'un tratto nel folto del bosco è una favola per grandi e piccini che insegna come gli animali accettano chiunque dia loro un po' d'affetto, anche se sei un po' sbadatello, hai il moccio al naso e il tuo linguaggio è incomprensibile.
“Una notte gli animali si sono alzati e hanno tutti abbandonato il villaggio (…) Perchè anche fra di loro si era diffusa la paura, quella paura che voi conoscete bene, la paura di non essere come tutti, di restare quando tutti se ne vanno, o di andare quando tutti restano.”