Curarsi con il web? Ora si può. Allo studio un progetto inglese
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BARI- 30 AGOSTO 2011- Sarebbe il sogno di ogni paziente: evitare le noiosissime code in ambulatorio e avere la diagnosi in diretta. Accade anche adesso. Piccolo particolare: per farlo bisogna appunto recarsi dal medico, avere fortuna che non ci siano file chilometriche e sperare che il medico faccia il suo dovere, mantenendo fede al giuramento d’Ippocrate. [MORE]
In Gran Bretagna in questi giorni è stato avviato un progetto che sfrutta a pieno la tecnologia più avanzata, non solo in termini diagnostici, ma anche in termini di comunicazione. si sta studiando infatti un sistema che permetta a medici e pazienti di visitare ed essere visitati attraverso lo schermo di un computer o dello smartphone, comunicando i referti attraverso Skype.
Bruche Keogh, direttore dell’HNS (Health National Service), il servizio sanitario nazionale, ha illustrato il progetto in una conferenza stampa, precisando che sarà attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Il tutto, nel solco della tradizione della sanità inglese, sarà completamente gratuito. Un enorme passo in avanti, se si pensa a quei pazienti che non possono recarsi dal medico, per esempio i marittimi imbarcati sulle navi cargo, sulle quali la presenza del medico non è obbligatoria, oppure a quie pazienti che sono costretti a letto, o ancora agli anziani, sebbene per loro serva un aiuto tecnologico. Le associazioni dei malati hanno accolto con qualche riserva la novità, poiché sostengono che i medici, per effettuare un numero maggiore di visite, dedicherebbero meno tempo ai pazienti.
Se ci si sposta alle nostre latitudini, si scopre che esistono esperimenti pivot in alcune regioni, come la Toscana,in cui è possibile guardare in tempo reale TAC e radiografie. La Lombardia ha un servizio di tele monitoraggio per i cardiopatici. La ASL di Ferrara tiene sotto osservazione web i pazienti affetti da patologie pneumologi che, mentre il Piemonte ha attivo un servizio di geriatria.
A Gianfranco Gersini, presidente della società italiana di telemedicina, l’idea piace perché vede un’opportunità di maggior contatto tra medico e paziente. Inoltre la tecnologia può essere di grande supporto per chi sta male.
Se in Gran Bretagna l’idea è appena arrivata sul tavolo, in Italia, come detto, si registrano esperimenti pivot, ancora in fase di sperimentazione. Il servizio sanitario nazionale mira piuttosto all’informatizzazione delle cartelle cliniche o della distribuzione farmaceutica. Le regioni che investono di più sono quelle del Nord. Del resto sarebbe stata pura fantascienza aspettarsi che una Regione come la Puglia, con un piano di ridimensionamento ospedaliero spaventoso, potesse trovare fondi da investire in questo progetto. È la stessa regione che ha “salvato” il san Raffaele di Milano, sull’orlo del fallimento, stanziando 200 milioni di euro per realizzare un distaccamento del S. Raffaele a Taranto.
Gensini lamenta la mancanza di investimenti nella telemedicina ma è comunque ottimista anche alla luce dei risultati che la regione Lombardia ha ottenuto negli ultimi tempi. Sarà questo il futuro della medicina e della sanità? Intanto servirebbe una riforma radicale dell’intero servizio sanitario e certamente non si può farla con tagli a fondi e risorse. Si spera che, passata la crisi, si possa tonare a investire nella ricerca.
Giovanni Dimita