Cronaca

Cucchi: cc, quando lo vidi ebbi subito sensazione che stesse male

ROMA, 6 DICEMBRE - "La sensazione che ho avuto subito quando vidi per la prima volta Stefano Cucchi e' che stesse male. Notai che gli si era rotta la fibbia della cinta, gli chiesi il motivo e lui mi disse che erano stati gli 'amici miei'. Per questo chiamai il 118 e il 112. Ed e' la ragione per cui non volli modificare l'annotazione di servizio sul suo stato di salute perche' significare alterare il senso di quello che lui mi aveva detto".

E' la testimonianza resa oggi in corte d'assise dal carabiniere Gianluca Colicchio, piantone della stazione di Tor Sapienza al quale la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 fu consegnato dai colleghi della stazione Appia il 31enne geometra, che era stato appena arrestato per droga e pestato in caserma. Colicchio ha ribadito in aula quanto gia' dichiarato al pm Giovanni Musaro' alcune settimane fa quando e' stato sentito come persona informata sui fatti nell'ambito dell'inchiesta bis sui falsi verbali e sui depistaggi. "Il 27 ottobre del 2009 - ha detto Colicchio - il maggiore Luciano Soligo mi chiamo', mi mise davanti una copia dell'annotazione di servizio su Cucchi non firmata e mi disse di firmare. La firmai ma rileggendola mi resi conto che era stato cambiato un passaggio importante, per cui feci presente al maggiore che non era l'annotazione che avevo redatto il giorno prima, non era 'farina del mio sacco'. Stravolgeva il senso di quello che mi aveva detto Stefano. Presi in mano il foglio che avevo appena firmato - ha proseguito - e dissi che non volevo che l'annotazione modificata fosse trasmessa perche' ne disconoscevo il contenuto".

"Soligo cerco' di farmi calmare - ha riferito ancora il teste - ma io non volevo sentire ragioni. In quel momento il maggiore stava parlando al telefono con il tenente colonnello Cavallo per cui me lo passo' dicendogli 'il carabiniere e' un po' agitato'. Parlai dunque con Cavallo, il quale mi chiese per quale ragione non volessi firmare l'annotazione e dissi a lui quello che avevo gia' detto a Soligo e cioe' che non era 'farina del mio sacco' e ne disconoscevo il contenuto. A questo punto Cavallo mi evidenzio' che rispetto all'annotazione che avevo redatto la sera prima, era stato cambiato solo un passaggio, ma io non volevo sentire ragioni perche' mi ero reso conto che quella piccola modifica cambiava completamente il senso di quello che intendevo attestare. Per cui presi l'annotazione e la portai via". Rispondendo alle domande del pm, Colicchio ha poi aggiunto: "Io non sono stato minacciato ne' da Soligo ne' da Cavallo. Ho un carattere forte e non mi lascio intimidire dai gradi. Pero' c'e' gente che di fronte a un graduato interpreta un ordine superiore come un'intimidazione". "Per quello che percepii io - ha ribadito il carabiniere - Soligo non si trovava in una situazione molto diversa dalla nostra, nel senso che anche lui stava dando esecuzione ad ordini provenienti dalla sua gerarchia. Ritenni per questo che la 'regia' veniva dal Gruppo di Roma, circostanza confermata dal fatto che Soligo non cambio' i files delle due annotazioni sul posto (cioe' presso il Comando di Tor Sapienza) ma i files furono trasmessi al Gruppo e tornarono modificati dal Gruppo".
Fonte immagine (Corriere Roma)