Crolla palazzina a Barletta: indagini su lavoro nero e scarse condizioni di sicurezza
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BARLETTA, 5 OTTOBRE – Dopo la tragedia annunciata restano solo tanta rabbia, dolore e cinque nomi di donna indelebili: Mariapia Cinquepalmi, 14 anni; Antonella Zazza; Giovanna Sardaro; Matilde Doronzo e Tina Ceci.
Cinque nomi di donna che oggi, dopo ventiquattro ore dalla tragedia sono un macigno sulla testa di chi sapeva, di chi sospettava, ma non ho fatto nulla perché non accadesse.
A mezzogiorno del 4 ottobre 2011, una palazzina di tre piani in via Roma, in pieno centro a Barletta, cittadina pugliese di centomila abitanti, si sbriciola su se stessa come fosse un biscotto friabile. Al suo interno restano intrappolate dieci persone: solo sei sopravvivranno, tra cui una donna incinta al quinto mese, completamente fuori pericolo.[MORE]
Durante le intense ore di recupero di quelle dieci vite incastrate tra le macerie, si sollevano le prime urla di rabbia dei parenti delle vittime, che gridano a squarciagola che non si tratta di una tragedia ma di un vero e proprio assassinio. Nella palazzina da giorni, forse da settimane, gli abitanti avevano segnalato scricchiolii sinistri, crepe troppo profonde nei muri e piccoli smottamenti.. L’ufficio tecnico del comune ha anche effettuato il sopralluogo, ma come si sa, la burocrazia italiana è troppo lenta e incapace di dare una risposta o compiere atti immediati. L’edificio accanto a quello di via Roma crollato ieri, era stato messo in sicurezza per via della demolizione di un vecchio rudere, sempre nei pressi, che erano state riprese proprio venerdì scorso - e iniziate più di un anno fa! – per buttare giù, definitivamente, la vecchia struttura coincidente con un muro con la palazzina della tragedia.
La procura di Trani ha avviato due inchieste sul crollo: disastro e omicidio colposo. E dalle prime indagini emergerebbe anche la condizione di lavoro nero delle operaie dell’opificio al pian terreno della palazzina di via Roma.
“Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c’era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere”, così denuncia una zia delle vittime davanti all’obitorio del Policlinico di Bari, dove i corpi delle vittime si trovano, da ieri sera, per essere sottoposte a “virtuopsie”, una tecnica che consente di restituire in poco tempo le salme alle famiglie, salvo se non si rendano necessari esami più approfonditi. Lavoro nero e condizioni di sicurezza scarse: è su questo che la Guardia di Finanza sta indagando, parallelamente alle indagini attivate dalla Procura di Trani, e ha già acquisito tutta la documentazione fiscale dei titolari dell’opificio, sconvolti anche loro perché nel crollo hanno perso la loro figlia quattordicenne.
Intanto il sindaco di Barletta, Nicola Maffei, ha tenuto un vertice per la gestione dell’emergenza di molte persone che sono rimaste senza casa: “Al momento è stata messa in sicurezza dell'area come disposto dalla magistratura, sono state decise la chiusura al traffico dei percorsi limitrofi e la vigilanza, per evitare episodi di sciacallaggio. Ogni nuovo intervento in questa zona sarà concordato d'intesa con i vigili del fuoco”.
I funerali delle vittime di via Roma, avranno luogo domani pomeriggio, poco distante dalla zona della tragedia, in piazza Aldo Moro all’aperto e la cerimonia sarà celebrata dall'Arcivescovo Giovan Battista Pichierr.
Federica Palmisano - Redazione Emilia Romagna