Estero

Crisi Ucraina, Poroshenko: «Putin non rispetta i patti; chiediamo armi pesanti agli Usa»

 KIEV, 30 GIUGNO 2015 – Per la prima volta dall'inizio delle ostilità nell'est dell'Ucraina, il presidente Petro Poroshenko, in carica dal 7 giugno 2014, concede un'intervista a un giornale italiano. È ai microfoni del Corriere della Sera che prova a fare il punto dell'attuale situazione del paese, con scenari che nonostante abbiano perso la prima pagina delle testate internazionali, subito dopo la firma degli accordi di Minsk, continuano inesorabili come fosse il primo giorno. «Gli accordi prevedevano quattro misure: il cessate il fuoco, il ritiro dell'artiglieria pesante, il rilascio dei prigionieri, e l'accesso immediato degli ispettori Osce in ogni area del conflitto per verificare il rispetto dell'intesa. Ebbene, sfortunatamente, non è successo nulla».

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Nel Donbass, spiega Poroshenko, la Russia continua a mandare truppe, armi e finanziamenti per un miliardo di dollari ai terroristi, i quali bloccano anche i convogli umanitari o rubano i soldi provenienti da Kiev per finanziare nuovi attentati nelle principali città dell'area. Il governo sta pensando a una legge speciale per tenere elezioni locali, e cominciare le ricostruzioni delle città.

«L'aggressione all'Ucraina è una minaccia per tutta l'Europa», continua Poroshenko, «è una guerra che l'Ucraina non potrebbe vincere da un punto di vista militare, ma è mio dovere di fare il possibile per difendere il mio paese. Stiamo negoziando con gli Stati Uniti per ricevere armamenti pesanti; fanno parte del nostro diritto di Stato sovrano. Ma finora non ne abbiamo ricevute, stiamo negoziando». Le domande poi si spostano sulla Nato, sulla mobilitazione dell'Alleanza nel rafforzamento della presenza armata nei paesi baltici, in Polonia, in Germania. Secondo il presidente Poroshenko, la Nato è l'unico sistema di sicurezza garantito al mondo, e le sue operazioni hanno un'importanza fondamentale. L'Ucraina, inoltre, pensa anche al suo ingresso nel Patto Atlantico, ma al momento i tempi non sono maturi, mancano troppi requisiti.

Si parla poi di Europa, e del difficile processo di assimilazione nell'Unione: «Abbiamo cominciato con l'accordo di associazione all'UE che è stato già ratificato da 21 paesi. Altri quattro ne stanno discutendo. L'Italia è tra questi: l'intesa è passata alla Camera e ora è all'esame del Senato». Sulle sanzioni alla Russia, inoltre, il presidente si mostra particolarmente arroccato: «Le sanzioni sono uno strumento di pressione per rendere credibile il negoziato. Agli europei dico che ci troviamo di fronte a un dilemma antico, la scelta tra il denaro e i valori. Ma l'Unione Europea è fondata sulla condivisione di valori come la democrazia e la libertà, esattamente quelli che noi oggi stiamo difendendo. Vorrei però aggiungere che il prezzo delle sanzioni è anche un investimento sul futuro libero dell'Ucraina, su un mercato di 45 milioni di persone che sta già attirando l'attenzione delle imprese, anche quelle italiane».

Foto: corriere.it

Dino Buonaiuto