Cronaca

Crisi occupazionale, il caso Merloni

NOCERA UMBRA ( PG ), 1 DICEMBRE 2011 – Sembra sul punto di svolta una vicenda che, dal 2008, tiene con il fiato sospeso i dipendenti degli stabilimenti di Fabriano e Nocera Umbra (Gaifana ) della Antonio Merloni S.p.a. .[MORE] L’azienda che annoverava circa 5.000 dipendenti dislocati nei 10 stabilimenti produttivi ( 7 in Italia e 3 all’estero ) nel 2008 è travolta dalla crisi e sottoposta al procedimento di amministrazione straordinaria perché dichiarata insolvente in base alla legge Marzano.La crisi della Merloni porta alla chiusura di due stabilimenti e a provvedimenti come la cassa integrazione per i dipendenti di altri stabilimenti e si ripercuote inesorabilmente sulle numerose aziende dell’indotto collegate.


Nel pomeriggio dello scorso 21 novembre, al termine di una trattativa durata mesi, l’imprenditore Giovanni Porcarelli, titolare del marchio “ Qs Group” già fornitore dell’azienda, ha firmato presso il Ministero dello sviluppo economico un accordo con il quale si impegna a rilevare una parte dell’ormai ex Antonio Merloni. Nello specifico Porcarelli rileva un ramo dell’azienda fallita per far ripartire la produzione riassumendo 700 lavoratori. Per i restanti 1.400 lavoratori bisognerà attendere l’evoluzione dell’accordo di programma tra ministero, sindacati, regioni in base al quale saranno erogati nuovi fondi a nuovi investitori che hanno manifestato la volontà di reimpiegare i lavoratori non assunti dalla “ Qs “.Dopo l’interessamento di aziende cinesi ed iraniane, durante l’incontro al Ministero a cui hanno partecipato tutte le parti interessate, è apparso evidente che la proposta avanzata dal gruppo guidato da Porcarelli fosse la migliore soluzione possibile al momento. La firma dell’intesa stabilisce che la “ Qs “ si impegna a reintegrare 700 lavoratori tra Nocera Umbra ( Pg ) e Fabriano ( An ) equamente divisi nell’arco di quattro anni i quali sarà applicato il contratto nazionale dei metalmeccanici, garantendo inoltre livelli e scatti di anzianetà. Il gruppo si impegna ulteriormente all’acquisizione di macchinari,capannoni e crediti degli impianti produttivi non attingendo a risorse degli accordi di programma, risorse di derivazione ministeriale, che potranno essere così impiegate nella auspicata reindustrializzazione dell’area.
Immediatamente subito la firma dell’accordo è arrivata ai curatori fallimentari della Merloni la lettera di alcune banche creditrici nei confronti dell’azienda fallita che potrebbe ostacolare il progetto di Porcarelli dato che nella missiva vi è espressamente richiesto di bloccare la cessione fino a che rimanga aperta la vicenda creditizia. I rappresentanti sindacali vedono nell’atteggiamento delle banche solo la volontà di ostacolare una cessione che potrebbe rappresentare l’ultima soluzione per scongiurare il fallimento e salvare parte dell’occupazione.


Come hanno reagito i lavoratori dell’azienda, da tempo riuniti in un comitato di rappresentanza, alla notizia della firma dell’accordo siglato al Ministero? In un comunicato stampa divulgato il 24 novembre scorso fanno sapere di non essere soddisfatti della cessione al gruppo “ Qs “ che, a loro parere, si ripercuote negativamente non solo sui 1.300 lavoratori che non verranno reintrodotti ma anche sui 700 che verranno riassorbiti nell’arco dei 4 anni. I lavoratori del comitato vanno ben oltre e formulano accuse precise. Nei confronti di coloro che hanno deciso di rilevare l’azienda così si sono espressi nel comunicato del 24 novembre : “Probabilmente a festeggiare sarà chi, dopo aver lasciato senza lavoro migliaia di persone, riuscirà in 3 anni ad azzerare i debiti e riappropiarsi degli immobili per poco più di dieci milioni di euro, tenendo presente che la procedura prevede che il valore degli stessi è subordinato al numero dei lavoratori che vengono riassorbiti; quindi ne deduciamo che a permettere tutto ciò siano stati sindacati e Istituzioni che hanno gestito la trattativa, considerando che dei due stabilimenti umbri e marchigiani solamente una piccola parte (40 mila metri quadri dello stabilimento di Nocera Umbra) non sarà rilevata dalla nuova società, e solamente un terzo della forza lavoro verrà riassunta. Ora i sindacati stanno chiedendo alle banche di fare la loro parte, cioè di non ostacolare la cessione, ma non dovrebbero stupirsi dato che il Comitato di Sorveglianza composto dai creditori dell’A.Merloni in A.S, “tra i quali anche le stesse banche”, chiamato a valutare il piano industriale della QS Group, già allora le banche avevano giudicato insufficiente l’intero progetto.”


Sotto accusa anche i sindacati confederali da cui i lavoratori si sono sentiti poco tutelati “ I sindacati confederali possono mettere a tacere gli operai come hanno sempre fatto, ma non certo le banche, e probabilmente se avessero indetto democraticamente un referendum tra i lavoratori dopo una discussione del piano industriale,” a partire dalla capacità rioccupazionale” non si sarebbero presi mandato di chiudere la trattativa, come accaduto nelle assemblee di fabbrica del 15 novembre. In qualsiasi altra azienda d’Italia, gli operai non avrebbero mai permesso ai sindacati di fare un referendum per alzata di mano come è stato fatto alla Merloni, liquidando una questione così importante in un’ora di assemblea, con le solite promesse ed illusioni; in altre fabbriche, come a Mirafiori, sono stati necessari mesi di trattative, discussioni ed intere trasmissioni televisive, perchè in questi casi c’è in gioco il futuro ed il destino di migliaia di lavoratori. C’è da dire che a Mirafiori, oltre ai Cobas, c’era anche un sindacato confederale, dalla parte degli operai, qui alla Merloni invece, ne sfrutta solo il nome e oltre a non fare il proprio dovere, si preoccupa soltanto di mercanteggiare le tessere con la Cisl. Ricordiamo i punti per i quali un referendum può dichiararsi valido: – si può svolgere solo dopo il 15° giorno dalla sua indizione e non oltre il 21° giorno – tutti i lavoratori in forza hanno diritto al voto – devono votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto – il voto deve essere a scrutinio segreto e non come è stato fatto alla Merloni, per alzate di mano(tra l’altro neanche contate), e con alcuni sindacalisti che stavano facendo foto e riprese video durante il voto. Comunque, nonostante questo, la metà dei lavoratori presenti all’assemblee, ha avuto il coraggio di non votare,anche se come al solito i sindacati hanno ignorato la realtà dei fatti dichiarando anche attraverso la stampa cose non vere su quanto ha espresso l’assemblea dei lavoratori presenti. “ , dal già citato comunicato del Comitato dei lavoratori che accusano ulteriormente i sindacati di aver inscenato una vera e propria farsa attraverso i questionari per la selezione del personale che verrà riassunto, affermando che le decisioni sono invece già state prese e le liste con i relativi nomi già consegnate e segnalando l’eventuale esclusione a priori delle donne, vera e propria discriminazione sessuale nei confronti di chi ha contribuito negli anni alla crescita dell’azienda.
Daniela Dragoni