Economia

Crisi, la cura degl'italiani: Lavoro, meno tasse, più equità

ROMA, 30 OTTOBRE 2012 – Gl’italiani, stando alla ricerca Acrio-Ipsos presentata oggi a Roma, dimostrano di avere le idee ben chiare sugl’interventi da fare per superare la crisi che attanaglia il nostro paese: ridurre la disoccupazione giovanile (problema percepito dal 48% degli intervistati), una maggior equità nella distribuzione del reddito (23%), minori tasse sul reddito (36%) e sui consumi (26%), il debito pubblico e l’assenza di politica economica (entrambi al 24%), l’eccessiva presenza dello stato (9%).

In particolare, per tre italiani su quattro la congiuntura economica negativa non si arresterà prima del 2015-2016, mentre l’86% crede che questa crisi sia grave. Tuttavia, circa la metà (45%) guarda con ottimismo al futuro: “È come se gli italiani capissero che lo sforzo di superare la crisi e le difficoltà che ne derivano ha un senso e potrebbe essere il prezzo da pagare per un futuro migliore”, sostengono gli esperti. [MORE]

Oltre a ciò, la suddetta ricerca ha evidenziato che, per oltre il 70% degl’italiani, il debito pubblico è percepito come un problema tra i più gravi da oltre il 70% degli italiani. Inoltre, secondo il 56% ciò è dovuto soprattutto agli sprechi, inefficienze e furti, mentre per il 24% all’evasione fiscale. A tal riguardo, secondo il 45% degl’italiani, per ridurre il debito bisogna puntare sulla lotta all’evasione (il 45%), sulla riduzione di spesa pubblica per i servizi (il 23%) e sulle alienazioni di beni pubblici (il 19%). Sotto il profilo delle abitudini degl’italiani, il 41% ritiene il risparmio come un elemento importante per la ripresa, anche se non fondamentale (lo è solo per il 24%), in quanto, come spiega la ricerca: “Non c’è la corretta percezione della portata del suo impiego a favore di famiglie e imprese”.

Infine, lo studio evidenzia che il 61% degli italiani ritiene che i soldi raccolti dalle banche siano molti di più di quelli che prestano. Nello specifico: “Il 63% ritiene che le banche siano dedite soprattutto agli investimenti speculativi, il 31% che prestino soldi allo stato, il 17% che li prestino alle imprese italiane, il 15% ai cittadini italiani, il 13% agli stati esteri, il 12% a privati stranieri”.

Come spiega la sopracitata ricerca, “Questa percezione è dovuta all’effetto mediatico di notizie relative ad alcune situazioni patologiche segnalate ripetutamente, alle ricadute negative sulle banche italiane derivanti dagli attacchi speculativi al debito sovrano, ma anche alla mancata distinzione nei mezzi di comunicazione di massa tra l’operato abituale delle banche italiane, più tipicamente commerciali, e quello di alcune banche internazionali, spesso banche d’affari, che hanno innescato la crisi nel 2007 e che tuttora in molti casi continuano ad assumere rischi finanziari molto elevati”.

(Fonte: Redattore Sociale)

Rosy Merola