Cronaca

Crisi Indesit: 360 addetti a rischio entro 1 novembre 2012

Indesit: produzione None cessa 1/11, ricollocamento addetti ricollocamento addetti
Ancona, 27 giugno 2012 - Alla Indesit di None la produzione di lavastoviglie cessera' il 1 novembre. La trattativa fra azienda e sindacati prosegue nel tentativo di raggiungere un accordo per la tutela di tutti i 360 addetti.

E' quanto si evince da un verbale firmato dopo l'incontro al Mse fra direzione aziendale, organizzazioni sindacali e istituzioni. 90 gli addetti che resteranno in forza a None, al nuovo Polo logistico. Per gli altri Indesit propone il ricollocamento incentivato in altre aziende[MORE]


Storia dell’Indesit
Fu fondata nel 1953 a Torino con la denominazione Spirea, da tre soci: il dott. Armando Campioni, l'ing. Adelchi Candellero e il comm. Filippo Gatta. La società si trasferì qualche anno dopo a Rivalta di Torino, e cambiò denominazione altre tre volte fino al 1961, quando assunse la ragione sociale definitiva e nacque il marchio Indesit.

Indesit produceva quasi tutti gli elettrodomestici come lavatrici, frigoriferi, congelatori, lavastoviglie e cucine, mentre nel settore elettronico, produceva televisori e registratori di cassa. L'azienda conobbe un rapido sviluppo produttivo e commerciale nel periodo del boom economico, divenendo la terza del settore a livello nazionale[1]. Conquistò ampie quote sia nel mercato nazionale che estero degli elettrodomestici.
Negli anni sessanta e settanta, Indesit contava ben otto impianti produttivi, di cui cinque al Nord (sparsi tra Rivalta, None e Orbassano) e due al Sud (Teverola e Carinaro (CE)), dove vennero impiegati circa 12.000 addetti.

Nello stesso periodo i tecnici dell'Indesit sperimentarono un sistema di trasmissione televisiva a colori denominato ISA, che l'azienda torinese propose nel 1972 alla RAI, ma che non fu accettato dal Governo italiano, perché non ritenuto conforme rispetto agli altri sistemi europei.

Nel 1980, la Indesit andò in crisi e venne posta in amministrazione controllata, da cui uscì nel 1984, quando fu ricapitalizzata per 74 miliardi di lire e vi entrarono nuovi soci[2]. Per l'azienda torinese la crisi continuava e la ripresa non avveniva, e perciò nel 1985 cedette la sua divisione elettronica alla Olivetti[3]. Molte furono le trattative per trovare un partner industriale e finanziario, ma la situazione era talmente grave da portare, nello stesso anno, l'azienda all'amministrazione straordinaria in base alle legge Prodi, e il Tribunale di Torino nominò commissario il dott. Giacomo Zunino[4]. Da tempo i posti di lavoro erano drasticamente diminuiti, ed erano ridotti a poco più di 7.000 addetti, la maggior parte dei quali in cassa integrazione.
Indesit alla Merloni Elettrodomestici

Nonostante fosse commissariata l'azienda migliorò gradualmente i conti, e nel 1987 fu acquistata all'asta dalla Merloni Elettrodomestici. Fino ad allora le due aziende erano grandi rivali nel mercato italiano. Nell'operazione il gruppo marchigiano investì ben 50 miliardi nell'acquisizione della società, e altri 100 miliardi ne furono previsti per la ristrutturazione e il risanamento[5]. Indesit divenne il primo marchiodell'azienda, e furono mantenuti soltanto gli stabilimenti di None, Carinaro e Teverola.

Sotto la gestione Merloni, il marchio Indesit ritornò protagonista nel mercato degli elettrodomestici, tanto da permettergli, nel corso degli anni novanta, di divenire il secondo in Europa. Nel febbraio 2005 la Merloni Elettrodomestici viene rinominata Indesit Company.
(Ansa)(wikipedia)