Crisi, in settimana informativa economica di Berlusconi e incontro con le parti sociali
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ROMA, 01 AGOSTO 2011- Confermata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la propria disponibilità, mercoledì pomeriggio, ai presidenti di Camera e Senato per una informativa sulla situazione economica . Questa informativa precederà l’incontro con tutte le parti sociali che il governo ha convocaro per giovedì alle 11 presso Palazzo Chigi. L’ordine del giorno della suddetta convocazione, avvenuta per opera del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, avrà come oggetto "l'avvio del confronto su iniziative dedicate alla stabilità, alla crescita e alla coesione sociale". [MORE]
Oltre al Governo, le parti sociali nel pomeriggio di giovedì incontreranno anche i rappresentati delle opposizioni, quali il leader Udc, Pierferdinando Casini e il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Quest’ultimo ha raggiunto telefonicamente anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente della Abi Giuseppe Mussari e i leader sindacali della Cgil e della Cisl Susanna Camusso e Raffaele Bonanni.
Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha sostenuto che il Governo è pronto al confronto con le parti sociali, da avviare nei prossimi giorni, ma evidenziando che si è ragionato su un'agenda di cinque punti. Inoltre, ciò che Sacconi si auspica da questo incontro è che la "comune assunzione di responsabilità dia luogo a un tavolo operativo in modo da accelerare i cambiamenti che servono alla crescita. Tutti possiamo superare le resistenze corporative anche con opportune compensazioni o gradualità. Ci attendiamo che diventi un tavolo facilitatore".
Nell’accennata agenda di 5 punti risulta che come prima cosa "occorre ridurre le tasse con il disegno di legge delega, sostenere l'internazionalizzazione delle imprese attraverso l'integrazione tra struttura diplomatica e rete Ice, stimolare l'impiego dei giovani attraverso la norma sul forfait del 5% e infine avviare una stagione di liberalizzazioni e privatizzazioni"
In secondo luogo, "occorre monitorare gli investimenti alle imprese" e "vanno superati tutti i colli di bottiglia che rallentano la realizzazione delle opere pubbliche".
Sacconi, come terzo punto ha collocato “il ruolo delle banche e della finanza di impresa: bisogna esaminare quali fondi pubblico-privati sono stati avviati".
Il quarto punto in agenda "sono le relazioni industriali, e quindi gli ammortizzatori sociali e la gestione delle crisi, compreso lo statuto dei lavori. Un aspetto significativo riguarda anche il tema della tregua sociale e quindi come regoliamo lo sciopero in presenza di investimenti. Infine la detassazione e la decontribuzione della parte del salario espressa dalla contrattazione locale".
In conclusione Il quinto tema riguarda "la sobrietà democratica”, in pratica il taglio dei costi della politica.
Su quanto sta accadendo in Italia, si è pronunciato anche Luca Cordero di Montezemolo, il quale ha affidato le proprie considerazioni ad un editoriale pubblicato da 'Italia Futura', la fondazione a lui facente capo, "Anche se il deficit pubblico attuale è inferiore a quello medio dei paesi dell'Europa l'entità del debito pubblico, la litigiosità del governo, la struttura ed il timing della manovra non rassicurano i mercati, esponendo il nostro Paese al rischio potenziale di attacchi speculativi”.
Montezemolo ha proseguito sostenendo che "La bassa qualità della manovra, eccessivamente orientata sull'innalzamento della pressione fiscale, costituisce un chiaro segnale dell'incapacità di superare i veti dei gruppi di pressione, i quali ostacolano provvedimenti volti ad affrontare le inefficienze che caratterizzano la spesa pubblica e danneggiano il nostro sistema produttivo “.
Infine, nell’editoriale di Italia Futura si legge che "Dopo vent'anni nulla è cambiato. Oggi come ieri, infatti, la manovra punta ad aumenti "delle entrate attraverso provvedimenti estemporanei (accise, ticket, etc...) nella totale assenza di una politica economica di largo respiro". Così come si ripete la stessa spirale conosciuta negli anni '80: "I governi erano costretti, anno dopo anno, a varare improbabili piani di rientro volti a stabilizzare la dinamica del rapporto tra debito e Pil. Piani basati su un aumento immediato delle entrate e su annunci di interventi ''strutturali'' sulle dinamiche della spesa, che essendo puntualmente disattesi, obbligavano l'anno successivo ad un nuovo piano di rientro ed a nuovi aumenti di imposte".
Rosy Merola