Economia
Crisi: in 2 mesi aperti 7.500 negozi. Segnali di ripresa?
MILANO, 29 LUGLIO 2013 – Una boccata d’ossigeno per l’attività commerciale e - di conseguenza – per l’economia italiana. Infatti, secondo i dati diffusi dall'Osservatorio Confesercenti, nel terzo bimestre 2013 si è assistito un 'piccolo boom' di aperture: 7.546 nuove imprese, +88% rispetto a marzo-aprile (4.014). Tuttavia, è da evidenziare che – dall’inizio 2013 - hanno chiuso 11.328 imprese.
Per Confesercenti, si tratta di un «esile segnale di ripresa, un tesoretto di nuove imprese da non affossare con un eccesso di tasse e burocrazia». Come puntualizza l’Osservatorio, all'incremento di aperture non corrisponde un'inversione di tendenza delle chiusure della stessa intensità
In particolare, per la prima volta dal 2012, tra maggio e giugno si è assistito alla riapertura di negozi e piccole botteghe al dettaglio: un saldo positivo tra chiusure e aperture (+1.422), questo soprattutto per merito degl’imprenditori del Nord Italia. I dati evidenziano che - nel terzo bimestre - le cessazioni del commercio al dettaglio sono state 6.124, solo il 12% in meno rispetto al periodo marzo-aprile. Ancora troppo poco per cercare di equiparare il 'buco nero' del primo bimestre, quando si era assistito alla chiusura del doppio degli esercizi, 13.775, compensati da appena 3.992 nuove aperture. [MORE]
Sotto il profilo merceologico – Si evince che il saldo è positivo sia per il commercio al dettaglio alimentare (dove si registrano 1.191 iscrizioni e 924 cessazioni), che per la distribuzione no-food (6.355 aperture contro 5.200 chiusure). Mentre, in sofferenza è il settore moda - uno dei più colpiti dalla crisi dei consumi- che a maggio e giugno registra ancora un saldo negativo: -132 unità, portando il saldo totale dall'inizio dell'anno ad un 'rosso' di quasi 4mila negozi.
Sotto il profilo geografico – Come accennato, la piccola ripresa è da imputare soprattutto al Nord Italia, che evidenzia un saldo positivo di 1.044 aziende, il 73% del saldo complessivo. In affanno – invece - Centro e Sud: +218 per il Centro, appena 160 aziende in più per le regioni del Mezzogiorno. Per Confesercenti: le cessazioni del centro sud sono state 4.908 (1.991 al centro, 2.997 nel sud Italia), circa l'80% delle cancellazioni totali registrate in Italia nei due mesi di maggio e giugno.I dati dell’Osservatorio, inducono molti a parlare di Primi segnali positivi dal settore del commercio dopo un lungo periodo di stagnazione dei consumi.
E, anche per l’Ocse, ci sono timidi segnali di rimbalzo dell'economia, i quali dovrebbero diventare più concreti a partire dall'autunno. In riferimento alla rilevazione dell'Istat - a luglio - il clima di fiducia delle imprese italiane, cresce a 79,6 punti dai 76,4 di giugno. Questo cresce in tutti i settori economici oggetto di indagine: dalle imprese manifatturiere (da 90,5 di giugno a 91,7) alle imprese di costruzione sale da 71,1 di giugno a 76,5), a quelle del commercio al dettaglio (da 80,9 di giugno a 82,1), così come nei beni di consumo da 91,3 a 92,8, nei beni intermedi da 89,8 a 90,8 e nei beni strumentali da 91,1 a 92,5.
Istat, Indice fiducia imprese - Tuttavia, a mio parere, è ancora presto per poterlo affermare, se si pensa ai dati macroeconomici contrastanti provenienti dal resto del Mondo. Infatti, segnali di frenata provengono dai paesi BRIC e – nello specifico dalla Cina, il cui indice Pmi-Hsbc manifatturiero ha registrato il terzo calo consecutivo - situazione che preoccupa gli operatori finanziari. Altalenanti, allo stesso tempo, anche i dati provenienti dagl’Usa. Quindi, aspettiamo che i dati nostrani si consolidino, prima di poter affermare che siamo all’inizio di una fase di ripresa economica.
(fonte: Ansa)
Rosy Merola