Fantasticherie del cuore

Crisi dell'evangelizzazione ed effetti sociali

11 GENNAIO 2016 - Se la crisi ha colpito l’economia in ogni suo settore; se la società ha dovuto ripensare al suo stile di vita; se ad un tratto si è ricominciato a dare valore alle cose fino ad oggi del tutto snobbate, vuol dire che il cammino intrapreso necessita di una “revisione” ben accurata. L’essenziale è capire l’origine di quanto, negli ultimi dieci anni, ha maggiormente contribuito alla corsa di una larga parte della società, verso un modello sociale figlio di un rinnovato materialismo. [MORE]

Già negli anni bui della crisi Benedetto XVI scriveva: “…vi è una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo e che, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’animo umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato” .  

Questa riflessione così concreta, veritiera e soprattutto profetica, ci indica una strada maestra che non si può più far finta di non considerare. Il mondo ha bisogno, se vuole salvarsi, di essere evangelizzato e liberato dalla “schiavitù”, ancorata a quella sicurezza computabile che il Papa, fine teologo, indicava come il motivo principale dell’asfissia sociale incombente sulle nostre comunità. Il problema è serio perché viviamo anche in un tempo dove la stessa evangelizzazione subisce gli effetti della crisi generale. Un mutamento in peggio della società che comunque fa sempre capo all’uomo privo della sua dimensione soprannaturale, senza la quale è facile perdersi nella propria realtà quotidiana fine a se stessa. Un uomo che è nelle tenebre, mai potrà invitare alla conversione dalla lampada spenta; dalla lucerna senz’olio; dalla carità morta; dalla verità ottenebrata.

Proprio in una catechesi, mirata sul tema dell’evangelizzazione, si evidenziava, qualche mese addietro, come chiunque ascolti un uomo che non dia testimonianza della Parola con la sua vita, si senta persino deriso. Pensa che si tratti di una scherzo. Come può infatti uno che si trovi nelle tenebre invitare un qualsiasi altro uomo a passare nella luce? Nell’incontro citato veniva così evidenziato come, nella mancanza di coerenza personale, ci sia il fallimento dell’evangelizzazione. Gli stessi suoi programmi sono perfetti. Anche il desiderio di evangelizzare è radicato di sicuro in molti cuori, ritenendo che si tratti di una esigenza ritenuta vitale per la salvezza del mondo. Il sacerdote relatore sosteneva con chiarezza che senza evangelizzazione non c’è però salvezza, perché non vi è alcun incontro con Cristo Salvatore.

Nello stesso tempo si metteva in evidenza come manchino spesso gli evangelizzatori. Sono assenti gli uomini e le donne luce che attraggano alla loro luce; uomini e donne verità che attirino alla loro verità; uomini e donne carità che conquistino i cuori con la loro misericordia, la loro compassione, il loro amore delicato, vero, sincero. Tutto questo ci fa capire come l’evangelizzazione non si fa dal libro, dai programmi, dalle nuove tecniche. Si fa dall’uomo che riesce ad essere luce, carità, verità, giustizia, pace, benignità. “Il Padre” - scrive Mons. Costantino Di Bruno - “non mandò dal cielo un Angelo con un programma di evangelizzazione da attuare. Mandò Dio nella carne per attrarre dalla carne a Dio. Mandò il Figlio eterno nella luce perché conquistasse il mondo alla sua luce”. I cristiani dovremmo perciò scendere dalla cattedra della nostra presunzione e dare all’altro, con l’esempio, la spinta giusta ad entrare nella Parola, riducendo di fatto gli effetti sociali avversi.

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Egidio Chiarella