Economia

Crisi, Confindustria: "Manifattura a rischio, persi 539mila occupati in quattro anni"

MILANO, 05 GIUGNO 2013 – L’ennesimo allarme lanciato questa mattina dal Centro Studi di Confindustria: «A metà 2013 la manifattura italiana è in condizioni molto critiche. Le due violente recessioni hanno determinato una caduta così profonda e prolungata dei livelli di attività da mettere a repentaglio decine di migliaia di imprese, anche se l'Italia rimane la settima potenza industriale, ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda».

Il Centro Studi di Confindustria ha inoltre stimato che, dal 2009 al 2012 , «le imprese cessate sono 55mila» e dal 2007 al 2012 il «numero delle imprese manifatturiere si è contratto di circa l'8,3%, effetto congiunto di iscrizioni e cessazioni, pari a 32mila unità. La crisi ha già causato la distruzione di oltre il 15% del potenziale manifatturiero italiano, con una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22. In germania, invece, il potenziale è salito (+2,2%), anche se con alta varianza settoriale. In condizioni analoghe a quelle italiane versano le industrie francesi e spagnole». [MORE]

Per il direttore del centro studi, Luca Paolazzi, «Abbiamo perso il 15% capacità produttiva, questo significa che per tornare ai livelli pre-crisi non basta la ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo di capacita produttiva», evidenziando che «lo sviluppo industriale arriva solo se è perseguito con determinazione dalle politiche economiche».

Preoccupanti sono le conclusioni riguardanti la situazione occupazionale: «Il numero degli occupati nel manifatturiero italiano è sceso in misura rilevante di circa il 10%, anche se molto meno rispetto alle maggiori economie avanzate ad esclusione di quella tedesca. Alla luce della dimensione raggiunta nel manifatturiero dai cali di attività e di fatturato rispetto alla situazione pre-crisi, le imprese italiane saranno, però, probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi». In questa crisi, la caduta di occupati ha già raggiunto le 539mila persone (2007-2012) e superato le -490mila rilevate tra il 1990 e il 1994 e rischia di superare quella registrata tra 1980 e il 1985 (-724mila), ma a differenza di quanto avvenuto nei primi anni ottanta l'espulsione di manodopera in corso non appare corrispondere a un'esigenza di ricerca di maggiore efficienza nel settore».

Puntualizza Luca Paolazzi: «Il manifatturiero ha lo stesso valore del Colosseo, di San Pietro e di Pompei. Nulla ci garantisce che continui a stare in piedi. Quello che è successo a Pompei può accadere al manufatturiero», concludendo: «L'industria manufatturiera, d'altra parte, "è un bene prezioso consegnatoci da chi è venuto prima di noi. Non ci arriva come una dote naturale , come il petrolio nel sottosuolo».

(fonte: La Repubblica)

Rosy Merola