Covid: variante sudafricana in Italia, la mappa. Attesa la conferma dell'Iss
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Covid: variante sudafricana in Italia, la mappa. Attesa la conferma dell'Iss

mercoledì 3 febbraio, 2021

Covid: variante sudafricana in Italia, la mappa. Attesa la conferma dell'Iss. Test rapidi armi spuntate
ROMA, 03 FEB - È arrivata in Italia anche la variante Sudafricana del virus SarsCoV2. Il caso è stato riscontrato in un uomo rientrato nei giorni scorsi da un Paese africano all'aeroporto di Malpensa e la segnalazione è arrivata dall'ospedale di Varese dell'Asst Sette Laghi, dove la prima identificazione è avvenuta nel Laboratorio di Microbiologia dello stesso ospedale. Ora si attende la conferma dalle analisi in corso presso l'Istituto Superiore di Sanità (Iss) e, se questa dovesse arrivare, vorrà dire che nel nostro Paese sono ormai presenti tutte e tre le principali varianti del virus responsabile della pandemia di Covid-19. La sfida adesso è riuscire a identificarle e gli strumenti migliori per farlo sono innanzitutto i test molecolari e il sequenziamento genetico.

I test rapidi, che ormai sono la maggior parte dei test eseguiti in Italia, sono purtroppo armi spuntate perché non riescono a riconoscere le varianti. Isolata in Sudafrica nel dicembre scorso, la variante sudafricana ha cominciato a diffondersi rapidamente, tanto che a fine gennaio aveva raggiunto ben 31 Paesi.

È indicata con la sigla B.1.351 (ma è nota anche come 20H/501Y.V2), è stata la seconda variante a essere identificata dopo quella inglese ed è emersa in modo indipendente da quest'ultima, con la quale ha comunque in comune alcune mutazioni. La prima variante a imporsi all'attenzione è stata quella Inglese, nota come B.1.1.7 (ma anche come 20I/501Y.V1 e VOC 202012/01) e comparsa a fine settembre in Inghilterra e si è rapidamente diffusa in molti Paesi, compresa l'Italia, dove un'altra variante, probabilmente 'sorella' di quella inglese era stata isolata a Brescia in agosto.

Le sequenze genetiche indicano che entrambe discendono da un antenato comune, ma che in seguito si sono evolute in modo diverso. La variante Brasiliana è stata la terza ad affacciarsi sulla scena e in Italia è stata isolata a fine gennaio, anche questa a Varese e poi in Abruzzo. Indicata con la sigla P.1, è caratterizzata da 17 mutazioni, tre delle quali sono avvenute nella proteina Spike, una delle principali utilizzate dal virus per entrare nelle cellule umane.

Secondo la mappa pubblicata da una delle maggiori banche dati genetiche, la Gisaid, le varianti del SarsCoV2 stanno circolando soprattutto nel Regno Unito, dove sono stati identificati più di 38.000 casi grazie a un programma nazionale di sequenziamento molto efficiente. In tutta Europa le segnalazioni sono sempre più numerose e per controllarne la circolazione servono sia un tracciamento efficiente con i tamponi molecolari, sia un robusto programma di sequenziamento.

Attualmente, però, in Italia la segnalazione dei nuovi casi si basa in buona parte sui tamponi antigenici rapidi, ma questi ultimi "riconoscono il virus nativo e non ci sono al momento dati disponibili per verificare se siano in grado di riconoscere la proteina S modificata delle varianti", rileva il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca. "Attualmente - osserva ancora - non ci sono studi che valutino se i test funzionano sulle varianti del virus sarsCoV2 né sulle singole mutazioni. Non sappiamo, quindi, se i test stiano rilevando le varianti attualmente in circolazione".


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