Cronaca
Covid, Nino Spirlì: vaccinati tutti i dipendenti della Regione Calabria
CATANZARO, 25 MAG - La Regione Calabria è la prima pubblica amministrazione italiana ad aver vaccinato i propri dipendenti. Si è conclusa oggi la campagna che ha coinvolto 688 lavoratori, le cui adesioni sono state su base volontaria.
Le vaccinazioni sono iniziate lo scorso 18 maggio con l’apertura, curata dall’Asp di Catanzaro, di un sito straordinario nelle sale della Cittadella regionale “Jole Santelli”. Oltre ai dipendenti, sono stati sottoposti alla somministrazione anche gli operatori del servizio vigilanza e mensa e i collaboratori esterni.
Le operazioni si sono avvalse del supporto del medico competente della Regione, della Protezione civile, della Croce rossa e dei volontari. La seconda dose è prevista tra l’ultima settimana di giugno e i primi giorni di luglio.
IL PROTOCOLLO
La campagna in Regione prende le mosse dal protocollo d’intesa per l’attivazione dei punti vaccinali aziendali, firmato lo scorso 29 aprile dal presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, dal commissario alla Sanità, Guido Longo, dai sindacati e dai rappresentanti della varie associazioni produttive.
«Nel Piano nazionale emanato dal Governo – spiega il Datore di lavoro della Regione Calabria, Salvatore Lopresti –, era prevista la possibilità di coinvolgere i medici competenti delle aziende produttive per l’attivazione dei punti vaccinali. A inizio maggio, è stato quindi emanato il Piano di attivazione del punto vaccinale dell’ente regionale, per come previsto dal protocollo nazionale, poi indirizzato all’Asp di Catanzaro per l’autorizzazione. Un piano molto dettagliato, che prevedeva la pre-adesione di 1.140 lavoratori. Lo scorso 6 aprile, l’Inail ha poi emanato un documento tecnico con le regole da seguire per l’attivazione dei punti vaccinali nelle aziende».
«Il 12 maggio – prosegue Lopresti –, l’Inail ha adeguato il piano della Regione con la modulistica da adottare nei punti straordinari vaccinali, suddividendoli attraverso diversi codici Ateco. Successivamente, il Garante per la protezione dei dati personali ha richiesto che i dati da raccogliere per i punti vaccinali non dovessero essere in capo al Datore di lavoro regionale, ma al medico competente. Quest’ultimo, nel frattempo, ha accertato che, tra i lavoratori già prenotati, oltre la metà aveva già ricevuto il vaccino, grazie allo sblocco delle dosi per le fasce di età degli over 50 e 40».