Cronaca
Covid. Walter Ricciardi, chiederò a Speranza un lockdown totale Urgente cambiare strategia
Covid. Ricciardi, chiederò a Speranza un lockdown totale Urgente cambiare strategia. Convivenza con il virus perdente
ROMA, 14 FEB - E' "urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata". Lo afferma all'Ansa Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute. Oltre a ciò, "va potenziato il tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale". E' "evidente - avverte - che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno".
Nel dettaglio
È "urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata". Lo afferma all'ANSA Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute. Oltre a ciò, "va potenziato il tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale". È "evidente - avverte - che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno". "Ne parlerò col ministro Speranza questa settimana", ha annunciato. "Bisogna farlo subito, perché la situazione epidemiologica è molto complicata con le nuove varianti che sono più contagiose e più letali. Se non cambiamo subito strategia saremmo sempre in questa situazione di apri e chiudi", ha detto parlando con LaPresse. Secondo Ricciardi servirebbe un lockdown che duri "il tempo necessario per far tornare la situazione sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti. E si deve puntare a fare 250-300mila vaccini al giorno". "In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia ed gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti", afferma all'ANSA il consigliere del ministro della Salute . "Non dimentichiamo - ha sottolineato Ricciardi - che la variante inglese è giunta in Europa proprio 'passando' dagli impianti di risalita in Svizzera".
Cts: "Non ci sono più le condizioni per riaprire impianti sci, decide la politica"
Alla luce delle "mutate condizioni epidemiologiche" dovute "alla diffusa circolazione delle varianti virali" del virus, "allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale". E' quanto ha risposto il Comitato tecnico scientifico alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di "rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura" dello sci, "rimandando al decisore politico la valutazione relativa all'adozione di eventuali misure più rigorose". La nuova analisi del Comitato tecnico scientifico, che lo scorso 4 febbraio aveva dato il via libera allo sci in zona gialla seppur con una serie di limitazioni (vendita degli skipass contingentati e impianti al 50%), scaturisce dallo studio condotto dagli esperti dell'Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler proprio sulla diffusione delle varianti del virus in Italia.
In 16 regioni e province autonome varianti presenti nell'88% con percentuali tra lo 0 il 59%
Un'analisi condotta in 16 regioni e province autonome dalla quale è emersa la presenza delle varianti nell'88% delle regioni esaminate, con percentuali comprese tra lo 0 il 59%. Alla luce di ciò lo studio raccomandava di "intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione, rafforzando e innalzando le misure in tutto il paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto". Rispondendo a Speranza, gli esperti sottolineano innanzitutto che la situazione epidemiologica "rimane un presupposto fondamentale" per poter procedere alle riaperture e che in ogni caso ogni azione "va valutata con cautela rispetto al possibile impatto" sui territori. Anche perché le misure previste per le zone gialle "dimostrano una capacità di mitigare una potenziale crescita dell'incidenza ma non determinano sensibili riduzioni" che, invece, si osservano nelle zone arancioni e rosse.
C'è poi da tener conto di altri due fattori: la ripresa della scuola in presenza, il cui "impatto andrebbe monitorato prima di valutare ulteriori rilasci", e, appunto, la presenza delle varianti del virus che, dice lo studio, stanno provocando una nuova crescita dell'epidemia, "con un impatto sostenuto sui sistemi sanitari". "È, pertanto, evidente - dicono gli esperti - che la riapertura degli impianti...non può prescindere da una attenta valutazione dall'impatto di quanto sopra rappresentato". Per questo, è la conclusione del Cts, spetta al decisore politico la valutazione, ma "allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale". (Rainews)