Covid. Premier Conte non molla, a scuola il 7. I sindacati, rischioso. Il dettaglio
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Covid. Premier Conte non molla, a scuola il 7. I sindacati, rischioso. Governatori cd preoccupati. Presidi, basta polemiche politiche
ROMA, 03 GEN - Il premier Giuseppe Conte tiene il punto: la scuola riaprirà il 7 gennaio, con la presenza al 50% degli studenti delle superiori. Tanto lavoro è stato fatto in queste settimane, tavoli con i prefetti, riunioni con le Regioni, concertazione con i sindacati: sarebbe assurdo rinviare l'apertura, come da più parti viene chiesto, all'11 o al 18 gennaio.
Questo il ragionamento del presidente del Consiglio che difende quindi la linea della ministra M5S Lucia Azzolina, da sempre impegnata a riportare a scuola tutti gli studenti. E' vero però che i numeri alti del contagio preoccupano i governatori, soprattutto al sud, i tavoli con i prefetti hanno prodotto risultati soddisfacenti solo in alcuni territori, e soprattutto i segnali di una crisi di governo, che da giorni si rincorrono - con voci secondo le quali potrebbe saltare anche la poltrona della ministra dell'Istruzione - rendono più debole il governo anche nei confronti dei presidenti delle Regioni, che nonostante le indicazioni governative tendono poi con loro ordinanze a decidere i destini della scuola.
"Come governatori abbiamo fatto tutto ciò che era necessario in tema di sicurezza per i trasporti in accordo con i prefetti, ma restano molte criticità sul contenimento della pandemia", hanno scritto oggi in una nota comune i governatori della Lega Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Attilio Fontana (Lombardia), Maurizio Fugatti (Trentino), Christian Solinas (Sardegna), Nino Spirlì (Calabria), Donatella Tesei (Umbria) e Luca Zaia (Veneto) al termine dell'incontro con il segretario del Carroccio, Matteo Salvini.
Lo stesso Salvini parla di "grande preoccupazione" dei governatori "per l'incertezza sul tema scuola, totale assenza di confronto da parte del ministro Lucia Azzolina, nessuna indicazione sulle future restrizioni regionali, ritardi nelle vaccinazioni il cui piano è in capo al governo".
I sindacati della scuola chiedono di rinviare la riapertura: "tornare il 7 gennaio è troppo rischioso", dice Elvira Serafini che guida lo Snals. Maddalena Gissi della Cisl scuola lamenta disorganizzazione: "Il 7 si rientrerà? La soluzione sarà estratta il giorno della Befana come succedeva un tempo con la Lotteria Italia!".
La Uil con Pino Turi chiede che il personale della scuola abbia priorità assoluta nell'accedere alle vaccinazioni. Anche numerosi esponenti del Pd chiedono di evitare il rientro a scuola "se non è sicuro". L'Associazione nazionale presidi chiede di mettere uno stop alle polemiche politiche, di basarsi solo sulle evidenze scientifiche e di evitare "turnazioni dannose per l'organizzazione di vita e di studio dei ragazzi", limitando al massimo l'ampiezza degli scaglionamenti.
Molti territori però, in virtù dell'autonomia regionale in tema di scuola, si stanno organizzando per il rientro: nel Lazio, dopo una serie di riunioni, il direttore dell'Ufficio scolastico regionale ha stabilito che, grazie ad un incremento del trasporto pubblico, il 60% degli studenti che frequenteranno in presenza entreranno alle 8.00, mentre il rimanente 40% entrerà alle 10.00. In Toscana si farà domani il punto sulle azioni in campo per riportare i ragazzi in presenza.
E' pronta anche l'Emilia Romagna, mentre in Campania il governatore De Luca ha annunciato da giorni un rientro 'a tappe' dal 7 fino al 25 gennaio. In Puglia la Regione intende continuare a dare la possibilità agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado di scegliere la didattica a distanza anche dal 7 gennaio ma i sindacati della scuola si dicono nettamente contrari a questa ipotesi.
In generale i tavoli prefettizi hanno portato ad un potenziamento del numero e delle corse dei mezzi pubblici, e dato il via libera a lezioni di 50 minuti e ingressi scaglionati in vari orari della mattinata.