Salute
Covid. Epidemia non frena, ancora 18.637 casi e 361 morti. C'è nuovo ceppo-mutato
Covid. Epidemia non frena, ancora 18.637 casi e 361 morti. C'è nuova variante. Presto test rapidi in bollettino quotidiano
ROMA, 10 GEN - L'epidemia da Covid-19 in Italia non frena ma continua a correre, con i numeri di contagi e decessi che segnano un trend sostanzialmente stabile e che conferma come la circolazione del virus su tutto il territorio nazionale si stia mantenendo elevata. La tendenza è evidenziata dai dati del bollettino quotidiano del ministero della Salute che, anche per oggi, segnalano 18.627 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore (contro i 19.978 di ieri) e 361 vittime (erano 483 il giorno precedente). Sono stati invece 139.758 i tamponi effettuati per la ricerca del coronavirus nelle ultime 24 ore ed il rapporto con i nuovi casi è salito al 13,3% (+1,7% rispetto a ieri).
Aumentano anche i pazienti negli ospedali: quelli in terapia intensiva per Covid sono 2.615 (+22 rispetto a ieri) con 181 nuovi ingressi giornalieri. I ricoverati con sintomi, invece, raggiungono quota 23.427 (+167 rispetto a ieri). In Italia i dimessi o guariti sono 1.617.804 (+11.174), gli attualmente positivi 579.932 (+7.090). Le vittime totali sono 78.755 e i casi 2.276.491. Si tratta di numeri, spiega all'ANSA Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali e ordinario di Malattie Infettive all'Università di Roma Tor Vergata, che "ci dicono come l'epidemia stia avendo un andamento sostanzialmente stabile. Le oscillazioni quotidiane dei dati sono infatti poco indicative.
Non ci sono al momento segni di controtendenza o riduzione e ciò dimostra che il virus continua a circolare massicciamente, probabilmente anche a seguito di un certo allentamento dei comportamenti di contenimento durante le festività natalizie". Nei prossimi giorni tuttavia, sottolinea l'esperto, "dovremmo vedere un primo effetto positivo delle ulteriori misure di restrizione in atto, tuttavia bisogna essere molto cauti prima di allentare le restrizioni. Questo è un momento cruciale e delicato".
Infatti, rileva Andreoni, "preoccupa sempre di più l'incremento dei ricoveri sia in terapia intensiva sia nei reparti ordinari, con numeri che mantengono a livelli preoccupanti la pressione sugli ospedali". Un quadro a complicare il quale arriva anche la notizia della individuazione di una nuova variante del virus SarsCov2 isolata in Giappone.
Il nuovo ceppo mutato, simile in parte a diverse varianti segnalate nel Regno Unito e in Sudafrica, è stato rilevato in quattro persone infette arrivate dal Brasile, hanno reso noto le autorità nipponiche. Al momento non ci sono prove che la nuova variante sia più contagiosa e si sta studiando se può causare sintomi gravi e se sia o meno resistente ai vaccini. Va detto, precisa Andreoni, che "nuove varianti continuano a essere segnalate dall'inizio della pandemia e fortunatamente quelle finora scoperte si sono dimostrate sensibili ai vaccini che sono disponibili".
Tuttavia, avverte, "sarebbe auspicabile che quando vengono segnalate nuove varianti, sia al contempo subito comunicato anche se sono o meno sensibili ai vaccini in uso. Ciò può infatti essere verificato in poco tempo e facilmente in laboratorio, evitando il diffondersi di allarmismi inutili e di un clima di sfiducia verso le vaccinazioni stesse".
Dunque, avverte, "più che la corsa a comunicare la nuova variante, andrebbe prima di tutto verificata la sua risposta ai vaccini". Altra novità riguarda i test antigenici rapidi che, sulla base della nuova circolare del ministero della Salute, a partire dai prossimi giorni saranno conteggiati nei bollettini quotidiani per la definizione ed il computo dei casi di positività al Covid, anche se è richiesto alle Regioni di rendicontare separatamente il numero di test antigenici effettuati rispetto ai test molecolari.
Un cambiamento accolto con perplessità da Andreoni: "Questo nuovo conteggio che verrà effettuato mi preoccupa - afferma - perchè l'effetto immediato sarà quello di avere una brusca riduzione del tasso di positività, ma non legato ad una ridotta circolazione del virus quanto piuttosto al fatto che tali test hanno comunque una minore sensibilità". Per questa ragione, conclude l'infettivologo, "potrebbe accadere che molte negatività al virus segnalate con i test antigenici rapidi potrebbero in realtà essere dei falsi negativi".